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18 aprile 2008

La caccia baleniera è un fallimento


Attivisti di Greenpeace hanno circondato la Nishin Maru - nave macelleria della flotta giapponese - aprendo uno striscione con la scritta "Failed".
Dopo una fallimentare missione di caccia, la Nisshin Maru - nave macelleria della flotta baleniera giapponese – è entrata nel porto di Kyoto per scaricare carne di balena. Gli attivisti di Greenpeace l'hanno circondata aprendo uno striscione con la scritta "FAILED". La flotta baleniera ha ucciso meno esemplari del previsto. Ma 551 balenottere minori sono comunque troppe.

Il Governo del Giappone, per continuare la sua vergognosa "ricerca scientifica" - che fino a oggi è costata la vita a oltre 8.000 balene - si era assegnato una quota di 935 balenottere minori, 50 balenottere comuni e 50 megattere. Dopo le prime proteste internazionali, il Giappone ha rinunciato alle megattere. La buona notizia di oggi è che nessuna balenottera comune è stata uccisa. Anche per le balenottere minori la caccia è stata un mezzo fiasco, che è comunque costato la vita a 551 esemplari. Troppi per una specie in pericolo, cacciata in un Santuario Internazionale.

Prima dell'inizio della stagione di caccia, l'Istituto per le Ricerche sui Cetacei, che conduce il programma di caccia baleniera per conto del Governo giapponese, aveva dichiarato che c'era un "rapido aumento" delle balenottere comuni. Addirittura 9.000 esemplari solo in due aree limitate dove hanno operato i balenieri. Dovevano essercene 9.000 in un fazzoletto di mare, ma non ne hanno trovata nemmeno una.

Il Ministero della Pesca del Giappone ha dichiarato che la quota non è stata rispettata a causa delle "interferenze", cioè delle attività di protesta. La nave di Greenpeace Esperanza" ha inseguito la Nisshin Maru per quindici giorni, bloccando le operazioni di caccia di tutta la flotta.

Greenpeace, inoltre, ha chiesto di investigare sulle numerose irregolarità osservate durante la caccia baleniera, come il rifornimento in zona vietata (l'Antartide) e il commercio di carne di balena con Panama in violazione delle norme della Convenzione CITES sul commercio di specie protette.

Tra due mesi in Cile la Commissione Baleniera Internazionale (IWC) discuterà del suo futuro. Il Governo del Giappone, invece di delirare sulla riapertura della caccia commerciale, dovrebbe approfittare di quest'occasione per salvare la sua reputazione internazionale.

All'IWC il governo del Giappone dovrebbe annunciare lo stop definitivo alla caccia nel Santuario dell'Antartide e l'avvio di una politica di tutela.

27 febbraio 2008

Lidia Togni condannata per maltrattamento di animali


Il Tribunale di Palermo ha condannato Lidia Togni e Mario Santinato, rispettivamente rappresentante legale e procuratore speciale del circo Togni, al pagamento di una multa di 2300 euro e 1850 euro. Lidia Togni, è stata riconosciuta colpevole della violazione dell’articolo 727 del Codice Penale che prevede sanzioni per il maltrattamento degli animali, mentre Santinato è stato condannato, insieme alla Togni, per violazione della norma sullo smaltimento dei rifiuti liquidi e solidi nel periodo in cui la struttura circense ha sostato a Palermo.

La vicenda risale all’inizio del 2005 quando Giovanni Guadagna, attuale responsabile nazionale dell’Ufficio Cattività dell’Enpa, segnalò alla Procura della Repubblica che molti animali si trovavano stretti nelle loro gabbie, praticamente impossibilitati a muoversi. La Procura incaricò i Carabinieri di effettuare i dovuti controlli, coadiuvati anche da un veterinario incaricato della perizia. Ne scaturì, quindi, il rinvio a giudizio che ha portato, poi, alla condanna.

Soddisfatta l’Enpa per la sensibilità dimostrata dai giudici parlermitani.“Il tribunale di Palermo – ha dichiarato Giovanni Guadagna – ha riconosciuto la validità delle linee guida per il corretto mantenimento degli animali nei circhi, che, anche in qualità di teste dell’accusa durante il processo, ho sottolineato. Il riconoscimento del valore delle linee guida, ha sicuramente contribuito alla loro condanna, la quale, è bene ricordarlo, scaturisce dall’applicazione dell’articolo 727 del Codice Penale così come riformulato dalla nuova legge sul maltrattamento degli animali. Un altro circo Togni - continua Guadagna - è attualmente stato investito dall’applicazione dello stesso articolo, procedimento scaturito stavolta da un sequestro recentemente operato dal Corpo Forestale dello Stato nel litorale romano. Occorrerebbe pertanto che i circhi facessero ammenda e provvedessero da subito ad iniziare un percorso di civiltà il quale dovrà concludersi con l’eliminazione degli spettacoli con animali”.

12 febbraio 2008

Caccia chiusa: firma la petizione


Domani si chiude un’altra stagione di caccia con centinaia di migliaia di animali uccisi e già gravemente provati dai vasti incendi estivi: un bilancio tragico al quale la LAV contrappone, in positivo, le prime 15 mila firme di cittadini che in poco più di quattro mesi hanno deciso di sostenere la Proposta di Legge 1668 - d’iniziativa dei deputati Mellano, Zanella, Beltrandi, Camillo Piazza - per l’abolizione del diritto di accesso dei cacciatori ai terreni privati, previsto dall’art. 842 del Codice civile che incredibilmente autorizza i cacciatori a non rispettare una proprietà privata nell’esercizio del loro sanguinario passatempo.

“Tutti i cittadini possono sostenere questa iniziativa firmando la petizione su www.lav.it al fine di difendere il principio di uguaglianza dei cittadini sancito dalla Costituzione e di salvare la vita a migliaia di animali”, dichiara Massimo Vitturi, responsabile nazionale LAV settore caccia e fauna.

La chiusura di questa stagione venatoria non coincide necessariamente con l’inizio di un periodo di tregua per gli animali selvatici: “in alcune province italiane proseguono i “piani di controllo” della fauna selvatica. Questo significa che caprioli, cinghiali, volpi, nutrie continueranno ad essere uccisi perché considerati troppo numerosi sulla base di discutibili conteggi effettuati dagli stessi cacciatori o perché predatori di animali (lepri e fagiani) di primario interesse delle doppiette. - prosegue Massimo Vitturi - Ricordiamo, inoltre, che la tutela della fauna selvatica e dell’ambiente richiede un maggiore e concreto impegno delle amministrazioni locali in materia di prevenzione degli incendi estivi, che negli ultimi anni hanno causato danni gravissimi senza purtroppo determinare un responsabile e significativo fermo della caccia.”

“Alle stragi di caccia si sommano le illegalità e i danni alla fauna e all’ambiente commessi dai bracconieri: questi alimentano una vera a propria attività criminale organizzata che coinvolge trafficanti di armi modificate, coloro che affittano postazioni di caccia e coloro che commerciano animali, sia animali vivi che morti - dichiara Ciro Troiano, responsabile Osservatorio Zoomafia LAV - Nei mercati abusivi di fauna selvatica, come quello di Ballarò a Palermo e di Via Brecce a Sant’Erasmo di Napoli, ogni settimana sono venduti centinaia di uccelli per un introito per mercato di circa 250.000 euro all’anno; la vendita di animali imbalsamati e il traffico di fauna per l’alimentazione umana, muovono invece un giro d’affari illegale stimato in circa 5 milioni di euro: una piaga da arginare attraverso attività investigative abitualmente utilizzare a contrasto della criminalità organizzata”.

Link correlati:
Approfondimenti sulla caccia, dal sito LAV
Petizione contro il diritto di accesso ai terreni privati

4 febbraio 2008

Legislazione Zoo: disattese le volontà comunitarie


"Fatta la legge trovato l’inganno? Niente affatto: quando si parla di benessere degli animali l’inganno è già spiegato nella legge." E’ questo il duro commento di Enpa all’ennesima messa in scena delle autorità governative italiane che nuovamente disattendono le disposizioni europee. Le false modifiche sono contenute nella Legge Comunitaria 2008, da poche ore consegnata dal Governo alla Camera e al Senato.

La Direttiva sugli zoo della Commissione Europea obbligava gli Stati membri a chiudere tutti i giardini zoologici inutili alla difesa della biodiversità. L’Italia, furbescamente, aveva invece considerato nella definizione di giardino zoologico solo chi difendeva la biodiversità. In tale maniera, non essendo chiaramente definiti gli zoo, rimanevano aperte anche le strutture peggiori. Per tale motivo era stata avviata la procedura di infrazione contro l’Italia la quale doveva rimediare nella Comunitaria 2008. Questa, però, si dimentica di modificare un’altra parte nulla della definizione di zoo che continua ad escludere i serragli che per numero e specie di animali prigionieri, sono considerati inutili alla difesa della biodiversità. In pratica nulla, anche questa volta, cambierà.

Inoltre, tra le altre gravi inadempienze, ENPA denuncia la mancanza di rigorose disposizioni per la salvaguardia del benessere degli animali, l’incredibile manomissione che di fatto ha abrogato i tempi di presentazione delle domande di licenza, e la possibilità di aprire nuovi zoo addirittura senza licenza.
“Già nello scorso mese di novembre – ha aggiunto Guadagna - Enpa aveva denunciato come il segretissimo testo fatto pervenire sul tavolo del Consiglio dei Ministri prima della consegna al Parlamento, conteneva gravissime disattenzioni. Queste non solo già compromettono il benessere degli animali ma costeranno al nostro Paese pesanti sanzioni. Per avere copia del testo incriminato avevo personalmente scritto – ha concluso Guadagna – al Dipartimento delle Politiche Comunitarie, ma incredibilmente mi era stato risposto che si trattava di atti riservati. Peccato che le sanzioni non ricadranno solo sul conto di chi ha commesso gli errori .”

Enpa ha già preso contatto con gli uffici della Comunità europea affinchè l’Italia sia obbligata a recepire senza inganni le disposizioni in difesa degli animali. ENPA promuoverà inoltre la presentazione di emendamenti alla legge, che saranno così resi disponibili alla ripresa dei lavori delle Commissioni parlamentari competenti.
Oltre 30.000 animali sono oggi tenuti prigionieri nel centinaio di zoo italiani. La legge italiana sugli zoo, entrata in vigore nel maggio 2005, ha recepito con sei anni di ritardo una specifica direttiva comunitaria. Oltre alla attuale proposta di modifica, la legge zoo è stata manomessa con due distinti provvedimenti già agli inizi del 2006. Gli unici ad avvantaggiarsi di tale situazione saranno i botteghini di zoo-bioparchi, delfinari ed altre strutture detentive.

30 gennaio 2008

Balene catturate da una Canon o cacciate da un arpione?


Greenpeace chiede a Canon di firmare una dichiarazione contro la caccia alla balene. Ma la più grande azienda di fotocamere digitali - conosciuta in tutto il mondo e maggiore sponsor di progetti per salvare le specie a rischio - risponde "No". Greenpeace lancia un appello mondiale invitando i clienti della Canon a chiedere all'azienda di schierarsi apertamente contro il massacro delle balene, spacciato per ricerca scientifica dal governo giapponese.

Greenpeace pensava che il direttore generale della Canon - Fujio Mitarai - si sarebbe sicuramente unito all'appello internazionaleper fermare la caccia alle balene. Mitarai è nella posizione ideale per farlo: non è solo a capo della Canon ma anche della Japanese Business Association, quindi molto vicino al governo giapponese.

In una lettera del 10 gennaio indirizzata a Mitarai Greenpeace chiedeva di firmare la seguente dichiarazione: "Canon è impegnata a costruire un mondo migliore per le future generazioni e non supporta la caccia di specie in via d'estinzione o minacciate con qualcosa di diverso da una fotocamera. Canon ritiene che il programma di ricerca letale sulle balene nell'Oceano Antartico debba essere eliminato e sostituito con un programma di ricerca non-letale".

Il 22 gennaio Canon risponde di riconoscere "l'importanza di proteggere le specie a rischio". Ma conclude la lettera così: "la comunità scientifica giapponese si divide tra chi condanna la caccia alle balene per scopi scientifici e chi invece no… noi non firmeremo la dichiarazione che ci avete mandato". La verità è che non c'è bisogno di uccidere le balene per studiarle: ha raccolto più dati Greenpeace in due mesi di ricerca non-letale che il programma giapponese in 18 anni.

Quest'anno la flotta baleniera giapponese avrebbe dovuto uccidere circa nove balenottere minori al giorno e una balenottera comune ogni due giorni. In totale 935 balenottere minori e 50 balenottere comuni. Per due settimane la nave di Greenpeace "Esperanza" ha impedito alla flotta baleniera giapponese di cacciare nel Santuario delle Balene dell'Oceano Antartico. Adesso, l'Esperanza è a corto di carburante e deve rientrare in porto. Ma la campagna per fermare la caccia baleniera in Antartide non è finita: è il momento di mobilitarsi tutti per fare pressione sul governo giapponese. A cominciare dalla Canon.

Canon non è implicata direttamente nella caccia alle balene, perciò Greenpeace non sta lanciando il suo boicottaggio. L'appello di Greenpeace punta a chiedere a Fujio Mitarai di esprimesri contro l'assurdo programma di ricerca letale sulle balene. E' ora che Mitarai cominci ad agire per proteggere gli animali e la reputazione del business giapponese all'estero.

25 gennaio 2008

Le baleniere e i rifornimenti illegali in Antartide


Gli attivisti di Greenpeace hanno ostacolato il rifornimento di carburante dalla nave cisterna Oriental Bluebird alla nave macelleria giapponese Nisshin Maru. Si tratta di un'operazione illegale nelle acque antartiche per i rischi ambientali che essa comporta. Un gommone si è infiltrato tra le due navi rallentandone l'avvicinamento per il passaggio di carburante.

I membri dell'equipaggio dell'Esperanza hanno avvertito le baleniere giapponesi che la nave di Greenpeace e gli attivisti sui gommoni si trovavano dietro l'Oriental Bluebird per impedire le operazioni di rifornimento. Ma le due navi hanno continuato ad avvicinarsi, mentre uno dei gommoni rischiava di restare intrappolato.

Sakyo Noda, responsabile campagna Balene di Greenpeace Giappone, ha mandato un chiaro messaggio all'Oriental Bluebird: la nave cisterna deve lasciare subito le acque antartiche; il rifornimento è un'attività pericolosa che mette a rischio un ambiente incontaminato e protetto come l'Antartide. Proprio l'anno scorso la Nishin Maru ha subito un incendio mentre era in prossimità dell'Oriental Bluebird: non è escluso che fosse in corso un trasbordo tra le due navi.

La nave cisterna con bandiera panamense non è nemmeno ufficialmente registrata come parte della flotta baleniera e non dovrebbe essere lì. Il governo panamense - che si è schierato a difesa delle balene nell'IWC - si rende complice della loro mattanza, se permette all'Oriental Bluebird di rifornire la Nisshin Maru sotto la propria bandiera.

24 gennaio 2008

Papa benedice mucche e maiali, LAV: ipocrisia


“A San Pietro giovedì 17 gennaio c'è stata una benedizione degli allevatori non di mucche, maiali, pecore e galline che finiranno comunque alla macellazione. Un esercizio di pura ipocrisia”. Così Gianluca Felicetti, presidente della LAV, commenta la ricorrenza di Sant’Antonio Abate, in Vaticano, con la manifestazione organizzata dall’Associazione Italiana Allevatori per la benedizione del cardinale Angelo Comastri, vicario del Santo Padre.

“Forse non a caso Papa Benedetto XVI, proprio domenica scorsa, ha compiuto un grande passo indietro rispetto al sentire comune di moltissimi cattolici, così come rispetto ai suoi predecessori, dicendo che gli animali non saranno chiamati all’eternità. E pensare che Paolo VI era stato invece possibilista sul reincontro in Paradiso anche con gli animali e Giovanni Paolo II aveva attribuito anche agli animali il soffio divino”, prosegue Felicetti.

Per l’arrivo di centinaia se non di migliaia di animali d’allevamento in San Pietro, la LAV ha allertato l’Asl veterinaria e il Comune di Roma per svolgere tutti i controlli dovuti sul trasporto, lo scarico e il carico, uno stress inutile di centinaia e centinaia di chilometri in andata e ritorno solo a uso e consumo degli allevatori.

La LAV chiede ai cittadini con i propri animali salvati dalla strada come cani e gatti, così come dalla macellazione, di partecipare invece alle benedizioni che diversi parroci ormai svolgono da anni a favore degli animali in onore di Sant’Antonio Abate ogni 17 gennaio, seguendo le orme di Don Mario Canciani di San Giovanni dei Fiorentini a Roma, scomparso solo qualche mese fa.

20 gennaio 2008

In azione contro le baleniere giapponesi


Gli attivisti di Greenpeace - a bordo dei gommoni – hanno aggiunto "Falso" in giapponese alla scritta "Ricerca" che campeggia sulla fiancata della Nisshin Maru. La caccia baleniera della flotta del Governo giapponese, infatti, viene spacciata come "ricerca scientifica" e pagata dai contribuenti. È un insulto alla scienza e all'intelligenza. Intanto su uno dei maggiori quotidiani del Giappone cominciano a chiedersi: "Perché il Governo insiste con la caccia baleniera?".

Un articolo apparso oggi su uno dei maggiori quotidiani del Giappone - Asahi Shimbun - oltre allo spreco di danaro pubblico, riferisce della dubbia validità scientifica del programma e della scarsissima convenienza economica di questa caccia, da cui si sono ormai dissociate tutte le imprese private. In Giappone il consumo di carne di balena è ai minimi storici con 4.000 tonnellate di carne ammassate nei frigoriferi.

Particolarmente interessante è la dimostrazione del fatto che il cosiddetto Istituto di Ricerca sui Cetacei (ICR) - che il Governo del Giappone spaccia come agenzia di ricerca Indipendente - è in realtà pieno di ex dipendenti del Ministero della Pesca del Giappone: l'ICR spende la maggior parte degli oltre 50 milioni di dollari all'anno che il Ministero eroga per finanziare la caccia alle balene.

È evidente che in Giappone qualcosa stia cambiando: da qualche tempo, sulla caccia baleniera i portavoce del Governo sono del Ministero degli Esteri e non di quello della Pesca. Sembra che laggiù nessuno si fidi più del Ministero della Pesca.

Intanto è dal 12 gennaio scorso che l'Esperanza sta inseguendo la Nisshin Maru, da sei giorni fuori dalle zone di caccia. Senza la nave macelleria la caccia alle balene è bloccata: è lì che le balene vengono rapidamente passate per essere macellate, inscatolate e stivate nei frigoriferi. Inoltre, la Nisshin Maru funge da nave appoggio e senza di essa gli arpionatori hanno una ridotta operatività. Per rifornirsi di carburante, anche la Yushin Maru N.2 - una delle navi armate di arpione e destinata all'uccisione delle balene - si è dovuta allontanare dal Santuario delle Balene dell'Oceano Antartico.

9 gennaio 2008

Animali in tv: la LAV denuncia Pupo


Più che "alla lavagna", Pupo con RaiUno e la società Magnolia dovrebbero essere messi dietro alla lavagna. In punizione per la violenza sugli animali, un pinguino e un iguana portati contro natura ieri sera davanti alle telecamere di "Tutti alla lavagna!", peraltro in una trasmissione con coprotagonisti i bambini e con dichiarati fini educativi.

"Denunceremo i responsabili per maltrattamenti di questi animali selvatici, in particolare il pinguino è stato oggetto di una corrida in studio, un'assurdità viste le Linee Guida a protezione degli animali in tv dello stesso Segretariato Sociale della Rai e il pronunciamento della Commissione parlamentare di Vigilanza contro la ridicolizzazione di esseri viventi in ambito televisivo - ha detto Gianluca Felicetti, presidente della LAV - se la trasmissione continuerà, visto che vuole riproporre una vera classe scolastica, dovrebbe invece adempiere alla legge 189 del 2004 che prevede corsi integrativi scolastici per diffondere il rispetto degli animali".

L'uso del pinguino e dell'iguana nella puntata di ieri poteva essere tranquillamente evitato con la proposta di un filmato o con l'esibizione di un manichino in studio, come fatto per un dinosauro; gli animali vivi in studio, se non domestici come cani e gatti, e per la loro stessa tutela, peraltro non aggiungono audience. Si ricorda, inoltre, che Pupo aveva già raccolto un precedente di utilizzo di animali in tv con i "Pacchi", sempre di RaiUno.

4 gennaio 2008

La comunità di Veroli avvierà nuove terapie con gli animali


Dopo la tragica notizia dell'uccisione dell'asinello avvenuta a Veroli si è scatenata una vera e propria corsa di solidarietà da tutta Italia che ha visto il suo apice lo scorso 23 dicembre. Di solito in questa data si incartano gli ultimi doni da mettere sotto l'albero e invece tante persone, dal Sindaco al Comandante della locale stazione dei Carabinieri, dai membri della banda musicale di Veroli a tanti privati cittadini, si sono ritrovati presso l’ex convento dei cappuccini dove ha sede il centro diurno per disabili, per assistere alla consegna degli asinelli da parte di donatori provenienti da tutta Italia. Anche l'Enpa era presente con Paolo Spicacci, coordinatore regionale del Lazio, con Nives Campanelli presidente provinciale Enpa di Frosinone e Balù, uno stupendo asinello di 22 mesi che il suo proprietario Francesco Capitani di Subiaco, ha gentilmente regalato alla Comunità di Veroli grazie all’interessamento della Protezione Animali. Il trasporto di Balù è avvenuto grazie alla disponibilità di un altro amico dell'Enpa, Curzio, anch’egli di Subiaco. Nonostante il maltempo di quel giorno, si è presentato puntuale con il suo furgone con dentro Balù. E' stata una grande festa di solidarietà e di civiltà e di amore per i disabili con il riconoscimento del grande valore educativo per questi animali troppo spesso maltrattati. La consegna è avvenuta con grande naturalezza e spontaneità. Nei giorni prossimi avverrà un'ulteriore consegna di asini e il coordinatore Paolo Spicacci, oltre a occuparsi, insieme agli amici di Subiaco, del mantenimento di questi simpatici animali, ha dichiarato che avvierà con la Comunità una serie di progetti pilota sia per l'onoterapia (quella fatta con gli asini) sia per l'ippoterapia (con i cavalli) sia, infine, per la pet therapy (con tutti gli altri animali).

3 gennaio 2008

Megattere "graziate" dal Giappone


Dalla Yushin Maru, nave da caccia della flotta giapponese, parte un primo arpione che ferisce una balena. Ma servono altri tre colpi di arpione per uccidere la balena ferita in fuga.

Il governo giapponese "concede la grazia" alle megattere - specie a rischio di estinzione - ma non rinuncia alla "condanna a morte" di circa mille balene nel Santuario dell'Oceano Antartico. Anche quest'anno la nave di Greenpeace "Esperanza" è partita all'inseguimento della flotta baleniera giapponese. Con i gommoni pronti a sfrecciare per salvare le balene dagli arpioni.

Tutto il mondo chiede al Giappone di fermare il massacro delle balene praticato con la scusa della ricerca scientifica. La ricerca scientifica giapponese è un vero scandalo: in anni di caccia non ha mai prodotto un dato utile. Gli scienziati non hanno bisogno di uccidere le balene per studiarle.

La carne di balena non ha mercato. Un sondaggio pubblicato in Giappone nel giugno 2006 dal Nippon Research Centre mostra che oltre due terzi dei giapponesi intervistati disapprova la caccia baleniera in Antartide e che il 95 per cento non mangia mai, o solo raramente, carne di balena. E' per questo che nei magazzini giapponesi sono ammassate circa 4.000 tonnellate di carne di balena invendute: hanno anche provato a usarla come mangime per cani!

La caccia baleniera mette a rischio l'attività del whale watching - la pacifica osservazione delle balene in mare - che ha un mercato mondiale di un miliardo di dollari l'anno. La gente ama osservare questi affascinanti animali da vivi. Di certo non fatti a pezzi dalle baleniere.

La nave Esperanza seguirà come un'ombra gli assassini di balene. Quest'anno a bordo ci sono tre attivisti italiani: Caterina Nitto (secondo ufficiale), Gianluca Morini (radio operatore), Simona Fausto (assistente cuoco).

Le balene valgono molto più da vive che da morte. Per questo Greenpeace ha lanciato una proposta per una rete di riserve marine che copra il 40 per cento dei mari del Pianeta, inclusa una proposta specifica nel Mediterraneo. Questa rete servirà a proteggere gli ecosistemi pelagici e quindi anche i cetacei.

Che il governo giapponese abbia salvato 50 megattere è una vittoria per Greenpeace. La notizia che ora tutto il mondo aspetta è che nessun arpione colpisca mai più una balena.

2 gennaio 2008

WWF in azione: in libertà l'ultima tartaruga dell'anno


Un'altra tartaruga marina, della specie Caretta Caretta, è stata rimessa in libertà nelle acque di Gioia Tauro. Recuperata anche una poiana ferita.

A conclusione di un anno che ha visto il WWF Calabria ancora una volta impegnato su tutti i fronti della tutela della Natura, un’altra Tartaruga marina della specie Caretta Caretta è stata rimessa in libertà, grazie alla ormai collaudata collaborazione tra il Corpo delle Capitanerie di Porto e la stessa associazione ambientalista.

Ma il WWF rivolge un plauso anche a quei pescatori di Gioia Tauro che, ritrovandosi l’esemplare nel sacco della rete, preoccupati per le conseguenze che la cattura accidentale avrebbe potuto arrecare all’animale protetto, hanno subito avvisato la Guardia Costiera gioiese che, a sua volta ha allertato il Veterinario di turno dell’ASL di Palmi, Domenico Lugara e lo stesso WWF.

Dopo il trasporto del rettile marino presso la Capitaneria di Porto di Vibo Valentia, la tartaruga è stata tenuta in osservazione per diverse ore in una delle vasche sempre pronte per questi casi di emergenza e nella mattina del 29, d’accordo con il responsabile del Progetto Tartarughe del WWF in Calabria, il Comandante Domenico Andrea Napoli disponeva il rilascio in mare dell’esemplare mediante l’impiego della Motovedetta CP 808 al comando del Maresciallo Vito Milidoni.

Durante la permanenza in vasca la tartaruga aveva infatti reagito bene, dando segni di vitalità e di buone condizioni di salute, per cui, nonostante il freddo e il forte vento di levante che hanno reso difficoltosa tutta l’operazione, l'animale (un robusto esemplare di 61 cm di carapace, pesante una quarantina di chili), dopo essere stata marcata con due targhette di riconoscimento, è stata rilasciata a circa due miglia al largo, immergendosi subito tra la soddisfazione generale di quanti, tra Guardia Costiera e WWF, avevano reso possibile questo piccolo segno di amore verso il mare: niente di meglio per farsi gli auguri di fine anno.

Infine l’ultima domenica del 2007 ha visto impegnato il WWF nel recupero di una Poiana ferita, che era stata rinvenuta in un agrumeto da Domenico Russo e Francesco Librandi e da questi subito consegnata ai Carabinieri di Vibo Marina. Grazie all’ennesimo intervento del WWF il rapace protetto sarà ricoverato presso il Centro di Recupero della Provincia di Catanzaro.

21 dicembre 2007

Dodici asinelli per il Centro Disabili di Veroli


Una vera e propria gara di solidarietà è scattata nei confronti dei bambini di Veroli, in provincia di Frosinone, utenti di un centro di terapia per disabili che utilizzavano un asinello per la pet therapy. Martedì mattina, i piccoli ospiti trovarono l’asinello morto, ucciso da un colpo di pistola alla tempia. All’animale era inoltre stato tagliato un orecchio prima di essere gettato in una scarpata.

All’Enpa è stato subito offerto un l’asinello per rimpiazzare quello morto. Una persona di Subiaco, vicina all’associazione, ha deciso di donare Balù, uno splendido asino di 18 mesi che il coordinatore regionale della Protezione Animali del Lazio, Paolo Spicacci, si è fatto carico di trasportare. Contemporaneamente, però, da tutta Italia è partita una gara di solidarietà, per cui all’associazione di Veroli sono stati donati altri 11 asinelli provenienti da ogni parte del Paese, dalla Sicilia al Veneto sono arrivate donazioni di equidi. La cosa ha molto stupito sia i responsabili del centro del frusinate, sia l’Enpa, dal momento che non era stato lanciato alcun appello in tal senso. Una solidarietà, quindi, del tutto spontanea che sta a dimostrare come ci siano tante persone che amano sia i bambini, sia gli animali. Tale solidarietà, inoltre, suona anche come una dura condanna agli autori dell’ignobile e vile gesto criminale. Gli asinelli saranno consegnati all’associazione domenica prossima, 23 dicembre, alla presenza delle autorità cittadine, civili e militari. In rappresentanza dell’Enpa sarà presente anche Paolo Spicacci, coordinatore regionale del Lazio. Dal canto suo, l’associazione che gestisce il centro ha provveduto tempestivamente all’ampliamento della stalla e all’assunzione di un guardiano notturno che da domenica sera vigilerà sugli animali.

20 dicembre 2007

Primato di incidenti con grandi felini al circo di Moira Orfei


Durante il periodo natalizio vi sarà un “affollamento” di circhi con animali nella capitale, due Orfei ed un Togni, per giunta con più zeri in condotta. Si incomincia domani, 19 dicembre, con il Moira Orfei il cui “spettacolo”, intitolato “Una Tigre per Amore”, comprende persino felini geneticamente modificati. E’ il caso di tigri e leoni bianchi, frutto di selezioni genetiche adoperate tramite frequenti accoppiamenti tra consanguinei. Purtroppo assieme al mantello i felini hanno ereditato malattie ereditarie le cui potenzialità negative sono notoriamente esaltate da tali tipi di accoppiamenti. Eppure il circo li evidenzia in vero e proprio campionario da fenomeno da baraccone. (ENPA)

“Lo spettacolo circense sarebbe più veritiero – ha dichiarato Giovanni Guadagna, Responsabile Ufficio Cattività di ENPA - se Moira Orfei illustrasse al pubblico se tra le tigri esibite nelle gabbie montate a Roma, vi sono anche quelle che hanno ucciso o ferito persone durante gli addestramenti”.
E’ da notare come il circo di Moira Orfei, abbia selezionato in dieci anni, il numero più alto di morti e feriti dovuti ad aggressioni di tigri. Un addestratore ed un inserviente uccisi, altrettanti feriti, tra cui il figlio della stessa Orfei Stefano Nones, ed almeno altre quattro persone artigliate, rappresentano - secondo l’Enpa - la drammatica dimostrazione di una realtà poco conosciuta.
“La tigre in addestramento – ha aggiunto Guadagna – viene costretta nella forzata repressione dei propri istinti naturali. E’ già questa, a nostro avviso, una forma di violenza il cui prodotto è un animale privato dei propri diritti, innanzi tutto quello alla libertà ed a prescindere se già nato in gabbia o rubato alla vita libera, come nel caso degli elefanti prigionieri dei circhi”.
Claudio Locuratolo, invece, Responsabile della sede romana dell’Enpa, ha lanciato un accorato appello al comune:
“Chiediamo con forza all’Ufficio Diritti Animali del Comune di Roma, ed alla Consigliera Delegata Monica Cirinnà in particolare, di controllare scrupolosamente le condizioni di detenzione degli animali di tutti i circhi presenti a Roma, sperando almeno che venga fatto rispettare il Regolamento comunale in difesa degli animali. Già pochi anni addietro – ha aggiunto Locuratolo – proprio a Roma il Moira Orfei fu trovato inadempiente ad alcune prescrizioni in difesa degli animali, appena dopo che il Comune di Modena, autore di un analogo Regolamento, vietò al suo circo di entrare in città.”

Sempre a proposito dei circhi presenti per questo natale a Roma, l’Enpa denuncia come le assurde condizioni di detenzione siano oggetto di rinvio a giudizio dei responsabili del circo Lidia Togni, mentre di Liana Orfei, presente sempre nella capitale con lo spettacolo “Cenerentola On Ice”, ci rimangono le incredibili descrizioni delle tecniche di addestramento da lei pubblicate alcuni anni fa. Dalle tigri vigliacche ed infide alle iene imbecilli e stupide. Tutto riportato nel dossier Enpa dal titolo “Il Circo Prigione degli Animali”, consultabile nelle pagine dell’Ufficio Cattività del sito www.enpa.it. Nello stesso dossier, inoltre, sono riportati i finanziamenti concessi dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali ai circhi (fino a 300mila euro annui per l’impresa che gestisce il Circo di Moira Orfei). Il tutto nonostante che in un solo anno gli incassi al botteghino dei circhi italiani, come recentemente reso noto dall’Enpa, si siano ridotti di quasi l’ottanta per cento (fonte SIAE, raffronto primo semestre 2006-2007) per via della presenza in Italia del più grande spettacolo circense al mondo senza animali, ossia il canadese Cirque du Soleil, che da solo ha incassato nei primi mesi 2006, più di quanto tutti i circhi italiani con animali sono riusciti a fare in un anno.

18 dicembre 2007

Aiutava i bambini disabili l'asino ucciso a Frosinone


"E' un atto di inspiegabile ferocia, di vergognosa violenza". Così Paolo Spicacci, Coordinatore regionale Enpa del Lazio commenta l'uccisione di un asino impiegato in un progetto di pet therapy.

Il fatto è avvenuto a Veroli, in provincia di Frosinone, dove l'asino veniva coinvolto in un programma di terapie assistite con animali in un centro diurno per disabili. L'asino è stato ucciso con un colpo di pistola; gli ignoti autori del gesto, dopo l'uccisione dell'animale, hanno anche tagliano un orecchio all'equide.
"Un atto così grave è, per le modalità descritte, un episodio sul quale indagare", ha aggiunto Spicacci, per il quale i Carabinieri giunti sul posto sicuramente riusciranno a individuare i responsabili. "Agli autori di questo gesto deve essere data una punzione esemplare - ha dichiarato ancora Spicacci - applicando la Legge 189 che prevede il carcere per fatti simili".

Enpa invita tutti i soggetti che dovessero avere informazioni a rivolgersi ai carabinieri del posto e fornire ogni dettaglio utile alla individuazione degli autori. Sul caso, Enpa annuncia la costituzione di parte civile.

Jurka: incontro tra le Associazioni e la Provincia di Trento


Lunedì 17 dicembre, la LAV, in compagnia di altre associazioni animaliste, ha incontrato il presidente della Provincia di Trento, on. Lorenzo Dellai. Scopo dell’incontro è stato ottenere notizie sullo stato di salute dell’orsa Jurka e sulle prospettive per il suo futuro.

Innanzi tutto sono state richieste le motivazioni che hanno determinato la cattura di Jurka. Il Presidente, supportato da due funzionari che seguono il progetto di reintroduzione dell’orso bruno, del quale fa parte anche Jurka, ha dichiarato che l’orsa è stata catturata in quanto aveva assunto comportamenti “problematici”. I comportamenti sono stati descritti anche con il supporto delle immagini che hanno illustrato numerose visite di Jurka presso insediamenti umani. Visite che non hanno mai messo a rischio nessun essere umano, pur essendosi l’orsa spinta anche nei pressi di case e luoghi frequentati. Eppure tanto è bastato perché il Presidente desse l’ordine di cattura e successiva reclusione dell’orsa in un piccolo e malsano recinto.

La nostra impressione è stata che il Presidente sia stato vittima degli stessi pregiudizi che il progetto del quale fa parte Jurka, avrebbe dovuto contribuire a rimuovere. Infatti è comunemente diffusa l’idea che gli orsi siano pericolosi per gli esseri umani, pur non essendo noi considerati prede da parte dei plantigradi!

Esiste uno studio scandinavo, basato su 800 incontri documentati dell’orso bruno da parte degli umani. Ebbene in nessun caso l’orso si è dimostrato ostile nei confronti dell’uomo. Gli orsi possono attaccare un uomo solamente per difendere sé stessi (nel caso siano stati feriti), i propri cuccioli ed il cibo, in pratica comportandosi come qualsiasi essere umano che dovesse trovarsi in analoghe situazioni di pericolo.

Jurka si è avvicinata ed ha attraversato luoghi normalmente frequentati dagli esseri umani e questo è effettivamente un comportamento “anomalo” per una specie che sfugge l’uomo appena ne sente l’odore.
Il suo comportamento avrebbe potuto generare curiosità, desiderio di capire perché Jurka si è tanto avvicinata a noi, cercando forse un contatto, un dialogo interspecifico.
A questo atteggiamento la provincia di Trento ha risposto con la classica arroganza umana: cattura e deportazione. Chiusura di qualsiasi possibilità di dialogo e confronto con una specie che, forse, cercava un contatto con animali (noi esseri umani) temuti da millenni e che oggi, almeno nel nostro Paese, non rappresentano più un pericolo.

E’ quanto successo quest’estate in un piccolo comune della provincia di Imperia, dove un cinghiale selvatico ha vinto la naturale diffidenza nei confronti dell’essere umano e, attratto irresistibilmente dalle crocchette per gatti, è diventato la mascotte dei cittadini che lo hanno battezzato Bacì. Tanto per dare il giusto peso alle voci che vogliono il cinghiale un animale pericoloso ed aggressivo.

Ora il futuro di Jurka prevede un recinto di maggiori dimensioni, con una migliore esposizione, lontano dalla curiosità dei turisti. Di liberazione il presidente Dellai non vuole proprio sentire parlare, nonostante le reiterate sollecitazioni che, in conclusione dell’incontro, hanno determinato un palpabile nervosismo e l’irritazione del Presidente.

La chiusura alle richieste della LAV e delle altre Associazioni, supportata da documentazioni, norme ed autorizzazioni, è stata totale. In subordine è stato quindi chiesto di allestire un recinto molto più grande degli 8.000 metri quadri previsti nella nuova collocazione. Anche in questo caso il muro di gomma istituzionale ha citato l’idoneità formale della nuova installazione, in quanto provvisoria, in attesa di organizzare un vero e proprio centro che preveda anche l’accoglienza di orsi eventualmente feriti e quindi bisognosi di cure prima della reintroduzione in natura.

Di una cosa vi è certezza: Jurka non doveva essere catturata e l’incontro con il Presidente Dellai ha rafforzato questa convinzione. La decisione del Presidente è stata determinata dalla sua paura, mascherata dal dovere istituzionale di garantire sicurezza ai suoi concittadini.

13 dicembre 2007

Macellazione rituale: il Comandante dei Vigili di Reggio Emilia la ritiene lecita


La sezione provinciale Enpa di Reggio Emilia, ha diffidato Antonio Russo, Comandante della Polizia municipale del capoluogo emiliano, perché ha dato precise disposizioni, tra l’altro per iscritto, affinché i vigili urbani della città, non intervengano per impedire o eventualmente sanzionare la macellazione di animali “ancorché non eseguita secondo i dettami di Legge”.

Nel provvedimento si legge che la macellazione eseguita al di fuori delle opportune sedi, senza lo stordimento preventivo degli animali, che muoiono spesso tra enormi sofferenze, è da considerarsi legale perché tiene conto delle tradizioni religiose di islamici ed ebrei. Nel ribadire che la Legge italiana è uguale per tutti, e che le norme igienico-sanitarie e a tutela degli animali non possono essere sottomesse alle tradizioni di religioni, di sette religiose e simili, la sezione provinciale di Reggio Emilia, il 20 novembre scorso, ha già avuto un incontro con le parti in causa.
Tale incontro si è tenuto nella sala consiliare della Provincia di Reggio Emilia e vi hanno partecipato i rappresentanti dell’ASL, rappresentanti delle associazioni islamiche, del servizio veterinario e igiene degli alimenti della regione Emilia Romagna, del Centro di Referenza Nazionale sul Benessere Animale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Nel corso di tale riunione, sono state illustrate le tecniche alternative alla classica macellazione rituale senza preventivo stordimento dell’animale. A fine della riunione sono stati illustrati due metodi alternativi che consentono di limitare la sofferenza dell’animale durante la macellazione e contemporaneamente rispettare i rituali religiosi. I due metodi sono descritti in un documento scaricabile qui. La prossima riunione è prevista per domani 14 dicembre.

Intanto, 41 deputati di varie forze politiche, tra cui il presidente federale della Lega Nord Angelo Alessandri e l’onorevole Donatella Poretti della Rosa nel Pugno, hanno presentato un’interrogazione parlamentare ai Ministri dell’Interno e della Salute, Giuliano Amato e Livia Turco, per conoscere “quali provvedimenti intenda prendere nei confronti della circolare della Polizia Municipale di Reggio Emilia che ritiene prevalente rispettare i dettami del rito religioso invece che quelli della legge dello Stato; - quali provvedimenti il ministero intenda prendere per fronteggiare questa emergenza e per fare in modo che le leggi che disciplinano le macellazioni rituali siano rispettate”.

Analoga intenzione è stata annunciata dal vicepresidente del gruppo di Forza Italia a Montecitorio Isabella Bertolini. Il testo dell’interrogazione è consultabile sul sito.

11 dicembre 2007

Il clima ferma la marcia dei pinguini


A causa dei cambiamenti climatici, in pericolo la sopravvivenza di varie specie di Pinguini, simbolo del continente antartico. A Bali è necessario un accordo per salvare l’ultima frontiera naturale del Pianeta dal riscaldamento globale

La Penisola antartica, l’ultimo continente ancora integro del pianeta, si sta assottigliando a causa dei cambiamenti climatici. Il ghiaccio che si forma dall'acqua marina copre oggi un'area del 40% inferiore rispetto a 26 anni fa, l’Oceano meridionale che la lambisce si è scaldato fino a una profondità di 3.000 metri. Tutto questo sottrae habitat, vale a dire terreno di riproduzione e cibo, a 4 diverse specie di pinguino. A rischio le popolazioni di Pinguino imperatore, Pinguino di Adelia, il Pinguino dell’Antartide e il Pinguino papua. Abitudini, cicli riproduttivi che si perpetuano da millenni sono già minacciati dal riscaldamento globale. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto del WWF Antarctic Penguins and Climate Change lanciato oggi in tutto il mondo da Bali.

"Quattro specie diverse, sulle quali incombe lo stesso rischio, l'aumento delle temperature" commenta Gianfranco Bologna, Direttore scientifico del WWF Italia "Sono i veri simboli dell'Antartide, ora costretti ad un adattamento forzato al cambiamento climatico che gli sottrae i terreni per la nidificazione e il krill per l’alimentazione ad un ritmo che non ha precedenti". Il Pinguino imperatore - il più grande e maestoso pinguino del mondo - ha visto dimezzarsi l'estensione delle sue abituali colonie nell'ultimo mezzo secolo. Gli inverni sempre più miti e i venti sempre più forti hanno costretto i pinguini a crescere i propri piccoli su strati di ghiaccio più sottili. Negli ultimi anni, il ghiaccio ha cominciato a rompersi troppo presto e moltissime uova e piccoli sono caduti in acqua prima che fossero in grado di sopravvivere in autonomia.

La riduzione del ghiaccio marino, ridotta ad un’area inferiore del 40% rispetto a 26 anni fa al largo della penisola antartica, ha provocato la diminuzione della popolazione di krill, la principale fonte di cibo del Pinguino dell’Antartide. La popolazione di questa specie è diminuita dal 30% al 66% a seconda delle colonie e della disponibilità di cibo. Lo stessa cosa accade ai Pinguini papua, che più degli altri stanno subendo il declino delle popolazioni di krill causato da una pesca intensiva. Nell'Antartide nord-occidentale, dove il riscaldamento è ancora più accentuato, la popolazione dei pinguini di Adelia è diminuita del 65% negli ultimi 25 anni. Non solo il cibo è diventato più scarso, ma la popolazione ha subito una invasione nei loro territori abituali dei ‘cugini’ appartenenti papua e dell’Antartide, specie che amano temperature un po' più miti.

Le temperature più alte, inoltre, permettono all'atmosfera di trattenere più vapore acqueo, con che aumenta le precipitazioni nevose: un rischio per la sopravvivenza dei pinguini di Adelia che hanno bisogno di terra libera dalla neve per allevare i loro piccoli. "La catena alimentare dell'Antartide, e di conseguenza la sopravvivenza dei pinguini e di molte altre specie, è legata al futuro dello strato di ghiaccio marino" conclude Bologna "I ministri giunti a Bali da tutto il mondo, soprattutto quelli dei paesi industrializzati, devono trovare un accordo per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e proteggere l'Antartide che ormai vive una pressione fortissima a causa del riscaldamento globale".

Link correlati:
Report Antarctic Penguins and Climate Change
WWF Italia

Telethon: parliamo anche degli sprechi e della vivisezione


Nel mese di dicembre, tutti fanno a gara per aiutare Telethon, nella speranza che i fondi raccolti servano a far progredire la conoscenza medica ed aiutare i malati. Quel che non viene mai detto, pero', e' che parte di questi fondi servono a finanziare la vivisezione, e si tratta quindi di uno spreco totale di risorse. Se e' cosi' importante finanziare la ricerca, perche' si continua con questi sprechi, che insultano sia i malati che i donatori?

Negli spot radiofonici pro-Telethon che stanno andando in onda in questi giorni, si sente dire: "Un farmaco già efficace nel modello animale funziona anche su cellule umane". Notevole che siano costretti a specificare che STAVOLTA quel che funziona sugli animali funziona anche su cellule umane, ma tutte le volte in cui non funziona? E perché testare su animali, e non iniziare direttamente sulle cellule umane, evitando così sprechi, perdite di tempo, vicoli ciechi, risultati non applicabile agli umani, e, ancora più importante, evitando di tralasciare terapie che potrebbero funzionare sugli umani ma non funzionano sugli animali?

Facciamoci sentire con Telethon per dir loro che non crediamo affatto nella loro "ricerca medica" quando questa implica l'uso di animali, e che non sosterremo le loro iniziative, e inviteremo i nostri conoscenti a fare altrettanto, fino a che non smetteranno di finanziare la vivisezione.

Link correlati:
Agire Ora
Comitato Scientifico Antivivisezionista
Ricerca di base senza animali

5 dicembre 2007

Crollo degli incassi del circo con gli animali


PERSO IL 77% DEGLI INTROITI. ENPA: “E’ UN MODELLO SUPERATO”

Nei primi otto mesi del 2007, i circhi italiani hanno incassato il 76,94% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli spettatori sono diminuiti di oltre il 40%.

Secondo i dati della Siae, il circo italiano nel suo insieme ha incassato 3.719.998 euro nei primi otto mesi dell’anno. Nello stesso periodo del 2006, invece, grazie alla presenza del canadese “Cirque du Soleil”, interamente senza animali, che si è esibito solo su due piazze italiane e per poche settimane, si sono registrati incassi per 16 milioni di euro. Poi, dopo la partenza di quest’ultimo, negli ultimi quattro mesi dello stesso anno, nonostante vi fossero le vacanze natalizie, gli incassi sono scesi a cinque milioni.

Sono bastate, infatti, poche settimane del 2006 che hanno interessato solo due piazze occupate in Italia dal circo canadese senza animali, per sconvolgere le statistiche della Siae basate fino ad ora sulle centinaia di città occupate, nell’arco di un anno intero, dalle imprese circensi italiane.
La differenza tra le due percentuali, secondo Enpa, rivela come sia venuto meno un pubblico copioso e disposto a spendere probabilmente di più pur di assistere ad uno spettacolo di qualità.

Il clamoroso abbandono, infatti, secondo Enpa non va imputato solo all’ormai acclarata disaffezione verso uno spettacolo vecchio perché ancora basato sulla cattività degli animali, ma bensì per la scelta di un pubblico sensibile che si rivolge a spettacoli circensi privi di animali. Il crollo del circo, infatti, è da imputare all’enorme successo di pubblico fatto registrare dalla tournèe italiana del Cirque du Soleil, interamente senza animali.

Dal confronto dei dati Siae pubblicati nel 2006 (rapporto semestrale e rapporto annuale) e 2007 (rapporto semestrale), è possibile desumere un incasso annuo delle imprese circensi italiane prossimo a otto milioni di euro.
“Il motivo per cui il circo italiano non vuole abbandonare il vecchio spettacolo con animali mantenuti in incredibili condizioni di costrizione – ha dichiarato Giovanni Guadagna, Responsabile Ufficio Cattività dell’Enpa – è da ricercare nei lucrosi contributi elargiti dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il quale continua a privilegiare il circo di tradizione, ossia con animali prigionieri. I dati diffusi ora dalla Siae – ha aggiunto Guadagna – fanno precipitare il circo con animali a livelli confrontabili, bene che vada, al 2005, mentre quasi tutte le altre attività spettacolari fanno registrare sensibili incrementi di pubblico”.
Le imprese circensi italiane ricevono dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, contributi che si avvicinano ai due milioni di euro l’anno, cifre negli anni attestate solo per l’attività in Italia, e destinate a finanziare uno spettacolo basato sulla prigionia di migliaia di esseri viventi. Questo nonostante il formale impedimento di sovvenzionare circhi condannati per maltrattamento di animali.
Tale somma favorisce prevalentemente una decina di essi (quasi tutti aderenti all’Ente Nazionale Circhi) con notevoli distacchi, anche tra loro, nella cifra erogata. Nel 2006, ad esempio, per l’attività all’interno dei confini nazionali, appena 43 imprese del circo italiano hanno ricevuto ben 1.823.000 euro (fonte: Ministero Beni Culturali, 2007). Si tratta di un contributo enorme e mal distribuito (solo a Moira Orfei sono stati assegnati 300.000 euro), soprattutto se si pensa all’esiguità delle imprese circensi rispetto a quelle di altri Settori dello spettacolo. Altri capitoli del FUS (Fondo Unico dello Spettacolo) sono comunque riservati ai circhi. Per l’attività del 2006 (Ministero Beni Culturali, 2007) il circo italiano ha incassato centomila euro per il Festival del Circo di Latina, trecentosettantamila per l’Accademia di Arte Circense (pochissimi allievi a pagamento), centocinquantamila euro per l’Associazione Assistenza Spettacolo Viaggiante e Circhi Equestri, altri centomila per l’Associazione Nazionale Sviluppo Arti Circensi, ben 50mila per iniziative editoriali dell’Ente Nazionale Circhi. Non sono ancora note le cifre stanziate per altri capitoli di spesa. Per questi, Enpa riporta gli ultimi dati relativi all’attività 2005, pubblicati dal Ministero: 68.103 euro quale contributo ai circhi per danni conseguenti ad eventi fortuiti; 729.739 euro contributo acquisto macchinari ed attrezzature; 785.000 euro quale contributo campagne promozionali e 984.000 euro per l’attività all’estero. Quest’ultimo contributo è il più incredibile. Mentre in Italia la presenza di un circo estero di qualità, quale il Cirque du Soleil, sconvolge le classifiche dei magri incassi di tutti i circhi italiani, l’Italia esporta un circo nazionale con meno vincoli qualitativi rispetto agli spettacoli in Italia ed arrivando addirittura negli anni a finanziare, per le tournèe all’estero e per singolo soggetto, la quota più alta di tutte le imprese spettacolari italiane, lirica compresa.

Di fatto, secondo la SIAE, le cifre prodotte dal circo italiano sono nuovamente precipitate in fondo alla lista. Innanzi a lui vi è solo il raggruppamento relativo alle imprese di burattini e marionette. Una raccolta completa di dati e considerazioni sul circo è da pochi giorni illustrata nel nuovo Dossier ENPA sullo spettacolo viaggiante, pubblicato nelle pagine dell’Ufficio Cattività del sito www.enpa.it (clicca qui per scaricare il documento). Il Dossier illustra le tecniche di addestramento, quelle di detenzione negli zoo, il numero e le specie di animali, la normativa, il sistema contributivo italiano ed i principali circhi finanziati. (5 dicembre).