Un privato decide di investire in energia elettrica (che rivende
all'industria elettrica, l'equivalente della nostra ENEL). Installa un
impianto di biomasse che nutre con gli scarti delle serre. Serre che
producono, per esempio, pomodori. In questo caso un produttore locale
che vende tonnellate di pomodori ai supermercati. A fine ciclo
produttivo le piante vengono triturate e vendute al suddetto per la
produzione di energia elettrica. Nel processo di triturazione il
produttore di pomodori non solo guadagna sulle piantine secche
triturate, ma rivende anche i fili di sostegno delle piantine a
un'azienda che le rigenera e il terreno di coltivazione per meno
esigenti giardini privati. Industrie in simbiosi, scarto pochissimo,
altissimo riciclo e guadagno per tutti, ambiente compreso. Siamo in
Germania. In Italia stiamo a guardare?
6 gennaio 2015
Energia, riciclo e guadagno per tutti
29 agosto 2008
Il TAR salva le 2000 marmotte dell'Alto Adige
La "caccia di selezione" era stata decisa dalla Provincia di Bolzano e sarebbe stata aperta l'1 settembre. Nessuna buona nuova invece per gli stambecchi. Il WWF non ci sta e organizza un sit-in a Bolzano insieme a LAC e LAV venerdì 29 agosto.
E’ di questi minuti la decisione del TAR di Bolzano di sospendere con procedura urgente la caccia alle marmotte in Alto Adige. Soddisfatti WWF Italia, LAC e LAV da cui era partito il ricorso contro l’abbattimento di questi animali protetti. Nessuna buona notizia invece per gli stambecchi, 80 dei quali potranno essere abbattuti.
In attesa della decisione di definitiva sospensione del provvedimento provinciale gli ambientalisti confermano l’appuntamento previsto per domani venerdi 29 agosto alle ore 16 per un sit in davanti al palazzo della Provincia a Bolzano per ricordare all’amministrazione che la fauna è patrimonio universale e va tutelata nell’interesse di tutti.
"Siamo soddisfatti - dice l'avvocato Mauro De Pascalis di Lav, Lac e WWF - della decisione del TAR che ha accolto la nostra richiesta di sospensione immediata del provvedimento data la estrema gravità del fatto. Se il Tribunale non avesse deciso in questo senso infatti, da lunedi si sarebbe sparato alle marmotte con un danno ambientale incalcolabile e contro la legge nazionale 157/92. Attendiamo con serenità, dunque, l'esito della decisione definitiva del Tribunale sulla sospensione dell'atto che ci sarà il prossimo 19 settembre."
“A differenza degli altri anni siamo riusciti a bloccare il provvedimento prima dell’inizio degli abbattimenti, previsti dal primo settembre, ma resta inaccettabile – dicono gli ambientalisti – il comportamento illegittimo e irresponsabile della Provincia che ogni anno ripete lo stesso atto contrario alla legge che puntualmente dobbiamo impugnare al TAR.”
Al danno diretto agli animali, infatti, si somma la spesa che la collettività deve sostenere per ribadire ogni anno il ricorso al Tribunale che conferma il principio per cui la fauna è patrimonio di noi tutti e la Provincia non può violare la legge nazionale per disporre l’abbattimento di animali protetti.
Il sit-in sarà dunque il luogo per chiedere alla Provincia di non ripetere questi atti chiaramente contrari alla legge e alla natura. gli ambientalisti fanno appello a tutti perché si uniscano al sit in di venerdi.
Dal primo settembre, quindi, in Alto Adige non si apre la stagione dell’abbattimento delle marmotte, oltre 40 mila secondo il recente censimento della Provincia di Bolzano. Nel resto d’Italia la marmotta è una specie protetta, come sancisce una legge del 1992.
Le autorità venatorie locali, però, avevano rinnovato il decreto, con il quale si ordinava la “selezione” di quasi duemila di questi piccoli roditori. Giorgio Carmignola, uno dei responsabili dell’Ufficio caccia altoatesino, aveva dichiarato: «Non si tratta di una vera e propria caccia, ma di una selezione resa necessaria dal fatto che le marmotte, scavando nei prati, creano danni ai pascoli la cui erba è necessaria per gli armenti delle mucche».
Una leggenda metropolitana dice che la loro aggressività sia dovuta anche al troppo ravvicinato contatto con l’uomo: nutrite a pezzi di pane e biscottini, le marmotte avrebbero smesso da tempo di fare il loro mestiere di roditori, e avrebbero di conseguenza incisivi lunghi e dannosi.
«Questo non è dimostrato – dice Roberto Maistri, responsabile del Wwf per la provincia di Bolzano -, mentre è vero che tra qualche giorno sparare alle marmotte non sarebbe stato un reato, il che fa dell'Alto Adige un posto davvero unico. Gli altri anni succedeva che le nostre proteste e i nostri ricorsi ci servivano solo per la soddisfazione morale: quando il Tar ci dava poi ragione, infatti, gli animali erano già da mesi morti e imbalsamati, a fare da soprammobile nei salotti dei cacciatori...».
Finora nessun intervento invece a favore degli stambecchi.
In provincia di Bolzano gli stambecchi erano estinti, ma negli anni Ottanta c’è stato una reintroduzione. «Li hanno reintrodotti facendoli arrivare da Valle d’Aosta e Piemonte. Potrebbero essere circa duemila, ma sono solo 700-800, perché ogni anno fanno una deroga ad una legge europea e ne fanno abbattere 80» conclude Maistri. (WWF)
26 agosto 2008
Gragnano bandisce la plastica: Da ottobre sacchetti biodegradabili
Dal primo ottobre i negozi del comune nel Napoletano dovranno distribuire esclusivamente sacchetti per la spesa di materiale biodegradabile. Chi continuerà a usare la plastica rischia multe fino a 500 euro
Dal prossimo primo ottobre, a Gragnano, comune del Napoletano, esercizi commerciali, artigianali e di somministrazioni di alimenti e bevande potranno distribuire esclusivamente sacchetti per la spesa realizzati in materiale biodegradabile, altrimenti si rischiano multe fino a 500 euro.
Lo ha disposto un'ordinanza del sindaco di Gragnano, comune noto per la produzione della pasta. Il provvedimento prevede sanzioni per i non rispettosi delle regole, che partono da un minino di 25 euro fino a un massimo di 500 euro.
Grazie alla Finanziaria 2007 lo stop alle buste plastica dovrebbe scattare in tutta Italia a partire dal primo gennaio 2010. Ma per ora il mancato rispetto del divieto non è sanzionato e manca ancora un provvedimento che regolamenti il passaggio alle bioplastiche. (La Nuova Ecologia)
Etichette: Ambiente
21 agosto 2008
Mostra un po' d'amore alla foresta
La Commissione europea ha rinviato a settembre un voto vitale per proteggere le ultime foreste del pianeta dal taglio illegale. Per evitare che i Commissari non se ne dimentichino durante le vacanze estive Greenpeace ha realizzato un indovinatissimo video virale. Forse è un messaggio un po' forte, ma d'altra parte sono queste le cose che restano in mente!
Tutti noi amiamo le foreste e vogliamo mostrare all'Unione europea tutto questo amore (e sappiamo per certo che l'Ue no ha nulla in contrario a un pò d'amore). Le foreste hanno già fatto il loro sforzo!
Oltre al video Greenpeace lancia anche una petizione rivolta alla Commissione europea:
Il taglio illegale sta distruggendo le ultime foreste primarie del Pianeta e sta accelerando i cambiamenti climatici. La Commissione europea ha posticipato a settembre il voto per la proposta di legge contro il taglio illegale. Questa è una decisone scandalosa. Intanto che la Commissione si decide a votare, ogni giorno prodotti in legno di origine illegale provenienti da foreste come l’Amazzonia, il Congo e l’Indonesia continuano a entrare in Europa. Scrivi al Presidente Barroso per chiedere una legge europea forte contro il legname illegale. Senza più ritardi.
PETIZIONE
Etichette: Ambiente, Greenpeace, video
18 aprile 2008
La caccia baleniera è un fallimento
Attivisti di Greenpeace hanno circondato la Nishin Maru - nave macelleria della flotta giapponese - aprendo uno striscione con la scritta "Failed".
Dopo una fallimentare missione di caccia, la Nisshin Maru - nave macelleria della flotta baleniera giapponese – è entrata nel porto di Kyoto per scaricare carne di balena. Gli attivisti di Greenpeace l'hanno circondata aprendo uno striscione con la scritta "FAILED". La flotta baleniera ha ucciso meno esemplari del previsto. Ma 551 balenottere minori sono comunque troppe.
Il Governo del Giappone, per continuare la sua vergognosa "ricerca scientifica" - che fino a oggi è costata la vita a oltre 8.000 balene - si era assegnato una quota di 935 balenottere minori, 50 balenottere comuni e 50 megattere. Dopo le prime proteste internazionali, il Giappone ha rinunciato alle megattere. La buona notizia di oggi è che nessuna balenottera comune è stata uccisa. Anche per le balenottere minori la caccia è stata un mezzo fiasco, che è comunque costato la vita a 551 esemplari. Troppi per una specie in pericolo, cacciata in un Santuario Internazionale.
Prima dell'inizio della stagione di caccia, l'Istituto per le Ricerche sui Cetacei, che conduce il programma di caccia baleniera per conto del Governo giapponese, aveva dichiarato che c'era un "rapido aumento" delle balenottere comuni. Addirittura 9.000 esemplari solo in due aree limitate dove hanno operato i balenieri. Dovevano essercene 9.000 in un fazzoletto di mare, ma non ne hanno trovata nemmeno una.
Il Ministero della Pesca del Giappone ha dichiarato che la quota non è stata rispettata a causa delle "interferenze", cioè delle attività di protesta. La nave di Greenpeace Esperanza" ha inseguito la Nisshin Maru per quindici giorni, bloccando le operazioni di caccia di tutta la flotta.
Greenpeace, inoltre, ha chiesto di investigare sulle numerose irregolarità osservate durante la caccia baleniera, come il rifornimento in zona vietata (l'Antartide) e il commercio di carne di balena con Panama in violazione delle norme della Convenzione CITES sul commercio di specie protette.
Tra due mesi in Cile la Commissione Baleniera Internazionale (IWC) discuterà del suo futuro. Il Governo del Giappone, invece di delirare sulla riapertura della caccia commerciale, dovrebbe approfittare di quest'occasione per salvare la sua reputazione internazionale.
All'IWC il governo del Giappone dovrebbe annunciare lo stop definitivo alla caccia nel Santuario dell'Antartide e l'avvio di una politica di tutela.
Etichette: Ambiente, Animalismo, Greenpeace
28 marzo 2008
Anche la Romania mette al bando gli OGM
Il governo rumeno annuncia di mettere al bando il mais Ogm della Monsanto (MON810. Dopo Francia, Ungheria, Grecia, Austria, Polonia e Italia, la Romania è il settimo Paese in Europa a vietare le coltivazioni di mais transgenico. Greenpeace chiede alla Commissione europea di proteggere tutti gli agricoltori e i consumatori, approvando un nuovo bando a livello europeo.
Grazie all'annuncio del Ministro per l'Ambiente rumeno, Attila Korodi, il maggior produttore di mais europeo per estensione delle coltivazioni diventa Ogm-free. Le preoccupazioni sulla sicurezza degli Ogm spingono i governi ad agire. E i sondaggi continuano a mostrare che gran parte degli europei è contraria al loro utilizzo.
Ricerche scientifiche dimostrano che il mais MON810 è dannoso per l'ambiente: la tossina che contiene e che dovrebbe uccidere un parassita del mais si insinua nel suolo, danneggiando animali importanti per mantenere in buono stato il suolo stesso. Anche la salute umana e animale non è al sicuro. È il caso del MON863 - un altro mais della Monsanto – che ha causato segni di tossicitá in fegato e reni delle cavie su cui è stato testato.
La contaminazione delle colture tradizionali causata dagli Ogm è, inoltre, una grave minaccia per la biodiversità. Solo nel 2007 sono avvenuti 39 nuovi casi di contaminazione in 23 paesi. Eppure non esistono standard internazionali che impongano alle aziende biotech di rispondere per i danni e le perdite finanziarie causate con i loro Ogm.
Etichette: Ambiente, Greenpeace, ogm
11 febbraio 2008
La Federparchi aderisce a “M'illumino di meno”
Il 15 febbraio, black out volontario dalle 18.00 alle 19.30, per partecipare alla campagna della trasmissione radiofonica Caterpillar.
Quest'anno, anche la Federparchi s'illumina di meno. La Federazione Italiana dei Parchi delle Riserve Naturali aderisce infatti alla campagna di comunicazione sul risparmio energetico promossa dalla trasmissione Caterpillar di Radio 2. Giunta alla quarta edizione, “M'illumino di meno” punta a sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema della riduzione dei consumi energetici e dell'inquinamento luminoso. Come ogni anno, l'evento clou della campagna è rappresentato dalla Giornata del Risparmio Energetico, che si celebra il 15 febbraio, alla vigilia dell'anniversario dell'entrata in vigore del Protocollo di Kyoto. La filosofia alla base della Giornata è quella di ridurre il più possibile i propri consumi, spegnendo la luce e rinunciando agli apparecchi elettrici non indispensabili, tra le 18.00 e le 19.30 di venerdì 15 febbraio: un gesto simbolico per richiamare l'attenzione su temi che non sempre ottengono la ribalta che meriterebbero. Per l'occasione, saranno oscurati monumenti e piazze in tutta Europa, ma il “black out” volontario coinvolgerà anche aziende, uffici pubblici, negozi, scuole, ristoranti, associazioni e privati cittadini.
La Federparchi, normalmente attenta a evitare gli sprechi e a mantenere sotto controllo il proprio fabbisogno energetico, partecipa alla Giornata e invita i propri soci a fare altrettanto, limitando il più possibile i consumi elettrici nell’orario previsto e, dove possibile, lasciando completamente al buio edifici storici, monumenti e le stesse sedi istituzionali. Le Aree Protette, del resto, rappresentano un autentico “laboratorio a cielo aperto” di sostenibilità e sono costantemente impegnate sul fronte dell'impiego di fonti rinnovabili, della riduzione dell'inquinamento luminoso e della compensazione delle emissioni di gas serra. Un impegno, condiviso dalle Federazione, che si esprime quotidianamente non solo attraverso la conservazione del patrimonio boschivo nazionale, ma anche grazie alla realizzazione di progetti di forestazione (in Italia e all'estero) e ad iniziative di educazione ambientale e di sensibilizzazione sul tema.
Per informazioni: www.caterueb.rai.it
8 febbraio 2008
In edicola il mensile Ecomondo dedicato al tema rifiuti
"Il gesto giusto" è il titolo di Ecomondo febbraio dedicato al tema dei rifiuti, in edicola con il settimanale del No profit Vita. In scaletta il nuovo dossier del WWF sull'emergenza rifiuti in Campania, le esperienze positive realizzate in Italia (in provincia di Salerno) e all'estero (Berlino), le interviste ad esperti quali Edo Ronchi, ex ministro dell'Ambiente e Presidente Onorario ISSI, Edo Ronchi, "padre" della legge di riforma sui rifiuti e dell'economista Guido Viale, autore di "Un mondo usa e getta" ("gli inceneritori rendono pochissimo in termini energetici, servono provvedimenti straordinari per ridurre i rifiuti a monte", gli articoli dell'esperto Andrea Masullo ("l'economia del danno e l'economia del benessere sostenibile").
Interventi anche di Federambiente sulle emergenze che verranno, a cominciare da Roma e Firenze (nel 2011 avremo almeno 15 milioni di tonnellate di rifiuti che non sapremo dove mettere) e del consorzio Conai sugli imballaggi, che rappresentano il 30-40% dei rifiuti in volume. Inoltre il caso-Campania, dove la ricerca dei siti dove smaltire i rifiuti sta intaccando sempre più il sistema delle aree protette, e la vicenda dell'Abruzzo, dove una megadiscarica di rifiuti tossici scoperta nel 2007 ha contaminato le riserve d'acqua potabile. Si parla anche del Protocollo di Kyoto a tre anni dalla entrata a regime del Protocollo di Kyoto, con un articolo di Mariagrazia Midulla sull'esempio della Gran Bretagna, dove nel 2006 le emissioni sono risultate del 20,7% inferiori a quelle dell’anno di riferimento del Protocollo di Kyoto 1990.
Link correlati:
Ecomondo: la copertina
Rapporto rifiuti 2007 dell'APAT
WWF
6 febbraio 2008
Il WWF e la scuola, un legame sempre più forte
“I deboli legami”, così li definisce Antonella Piperno - Panorama - nel suo articolo “L’insegnante? Ha traslocato a Slow Food”. Ma i legami tra la scuola e la nostra Associazione sono più che evidenti. L’educazione è infatti uno dei principali metodi di azione individuati dal WWF a partire dai documenti internazionali per raggiungere gli obiettivi della mission. Non può esistere infatti un cambiamento nei comportamenti senza un’attenta e sistematica azione educativa. Per questo, dalla sua nascita in Italia, il WWF ha sempre lavorato con le scuole. E i risultati si vedono: 5.000 classi iscritte ogni anno all’Associazione con circa 100.000 alunni coinvolti, 30 Centri di educazione ambientale e decine di Oasi che si relazionano con il mondo della scuola, una collana di oltre 60 titoli di saggi a supporto del lavoro di ragazzi e insegnanti.
E’ per essere ancora più sinergici con il mondo della scuola che il WWF ha chiesto la collaborazione di un insegnante (uno solo!) comandato. Il comando, per chi non lo sapesse, si traduce in pratica con il distacco dal lavoro di insegnamento con la classe di un docente che viene “prestato” all’Ente o all’Associazione che ne fa richiesta. Perché questo avvenga si presenta al Ministero della Pubblica Istruzione un progetto che viene valutato. I risultati vengono documentati e verificati.
Ma che ritorno ha la scuola dal lavoro dell’insegnante comandato? E’ chiaro che possono esserci casi in cui lo strumento del comando viene mal utilizzato, ma in linea generale questa è un’ottima opportunità per la scuola di uscire dalla propria autoreferenzialità e aprirsi alla società civile. E’ inoltre per la scuola un’occasione di beneficiare dei risultati dell’attività di ricerca, che almeno nella nostra Associazione viene svolta, dell’insegnante comandato.
Sul WWF e all’attuale comando, vi era l’esigenza di individuare strategie, modalità e strumenti per rendere più efficace la diffusione dell’educazione ambientale nel mondo della scuola. "Come dimostrano le varie emergenze ambientali, dal problema dei rifiuti ai cambiamenti climatici - sottolinea Maria Antonietta Quadrelli, Responsabile settore Educazione WWF Italia - l’esigenza di avere cittadini formati nel campo dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile, non è un’opzione, né un’esigenza solo della scuola ma è una necessità per l’intera società. In concreto il lavoro dell’insegnante comandato, che opera all’interno del Programma Educazione, ha portato questi risultati : firma di un protocollo d’intesa tra WWF e MPI, accreditamento dell’Associazione come ente di formazione dei docenti, pubblicazione di articoli che diffondono all’interno della scuola il patrimonio culturale del WWF, attivazione di reti di scuole su temi ambientali.
Un capitolo a parte riguarda il lavoro sui curricoli scolastici che il WWF, grazie a questa risorsa, sta offrendo alla scuola. Tutta la competenza maturata dall’Associazione, a livello teorico e sul campo viene messa a disposizione degli insegnanti per essere integrata nei curricoli di scuola. Con questa operazione, l’Educazione alla Sostenibilità passerà da tematica opzionale, separata dai curricoli scolastici e lasciata alla libera iniziativa di insegnanti sensibili, ad asse fondante, ispiratore e trasversale di tutte le discipline. Attraverso varie iniziative, progetti ad hoc, seminari di formazione, monitoraggi, elaborazione di dati, riflessioni, realizzati in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione e direttamente con le scuole, l’insegnante comandato sta attivando sinergie tra il mondo della Scuola e il WWF, affinché l’Educazione allo Sviluppo Sostenibile diventi una realtà quotidiana assodata.
(comunicato stampa WWF)
WWF e la scuola
Etichette: Ambiente, educazione, scuola, WWF
2 febbraio 2008
Nokia partecipa al programma climate savers del WWF
Nokia è entrata nel programma Climate Savers di WWF con l’impegno di rafforzare le proprie iniziative a favore dell’ambiente, incrementando il risparmio energetico e riducendo le emissioni di anidride carbonica in tutte le proprie attività. La società sta pianificando una serie di iniziative per favorire il risparmio energetico, progettando tra l’altro di ridurre della metà l’energia consumata dai carica batterie Nokia in modalità stand by, utilizzare energia verde per alimentare il 50% delle proprie strutture entro il 2010 e ridurre il fabbisogno energetico complessivo dei propri siti del 6% entro il 2012.
Tali obiettivi rientrano nell’attuale Strategia Nokia contro i Cambiamenti Climatici. La collaborazione con WWF Climate Savers rafforza ulteriormente l’impegno dell’azienda in questo settore, trattandosi di un programma che vede la collaborazione tra una delle principali organizzazioni a livello mondiale per la salvaguardia dell’ambiente e aziende in prima linea nella ricerca di una soluzione per i cambiamenti climatici.
“Il WWF è lieto che Nokia abbia aderito al programma Climate Savers, con l’impegno di ridurre significativamente il consumo energetico sia delle sue strutture che dei suoi prodotti” ha affermato James P. Leape WWF International Director-General. “Quando un marchio globale e di alto profilo si impegna attivamente e con entusiasmo per contrastare i cambiamenti climatici, rafforza il messaggio che è necessario agire a livello mondiale e rapidamente e, soprattutto, che siamo in grado di farlo”.
Kirsi Sormunen, Vice-President, Environmental Affairs, Nokia, ha affermato: “Essendo la maggiore azienda a livello internazionale nel settore della telefonia mobile, sentiamo di dover definire il nostro ruolo nella lotta ai cambiamenti climatici. Non si tratta di interventi eccezionali, ma di piccoli gesti quotidiani che, in virtù delle dimensioni delle nostre attività o moltiplicati per i 900 milioni di utenti Nokia al mondo, possono avere un impatto significativo. Questi comportamenti sono corretti anche in un’ottica aziendale in quanto ci aiutano a diventare ancora più efficienti e innovativi”.
L’impegno intrapreso da Nokia con l’adesione al programma del WWF Climate Savers si basa sui risultati di iniziative volte ad aumentare il rendimento energetico già implementate dalla società. Gli obiettivi di Nokia includono:
Rendimento energetico del prodotto
Circa due terzi dell’energia utilizzata da un telefono cellulare vengono dispersi se il carica batterie rimane inserito nella presa elettrica (modalità “no-load”) dopo che il cellulare ha finito di ricaricarsi ed è stato debitamente scollegato. Negli ultimi nove anni Nokia ha ridotto di oltre 50% il consumo medio di energia utilizzata dai caricabatteria in modalità “no-load” e il suo caricabatteria più avanzato utilizza solo un decimo dell’energia necessaria ai caricabatteria comuni.
Nokia punta a ridurre di un ulteriore 50% il consumo di energia in modalità “no-load” entro la fine del 2010. Entro la fine del 2008 introdurrà inoltre in tutti i suoi prodotti promemoria che ricordino agli utenti di staccare il caricabatteria dalla presa della corrente quando la batteria del cellulare è completamente carica.
30 gennaio 2008
Greenpeace e Lello Arena. Blitz da Bassolino.
Blitz di Greenpeace a Napoli di fronte al palazzo della Regione Campania: sono stati consegnati al presidente Bassolino più di tre quintali di rifiuti differenziati. Tra gli attivisti il comico Lello Arena in rappresentanza dei napoletani volenterosi e desiderosi di uscire dall'emergenza.
Questa mattina Greenpeace è entrata in azione di fronte al palazzo della Regione Campania: ha consegnato a Bassolino più di tre quintali di rifiuti differenziati, prodotti dalle famiglie coinvolte nel progetto "Differenziamoci". Tra gli attivisti il comico Lello Arena che, improvvisando un'arringa, ha ribadito che la colpa dell'emergenza rifiuti non è certo dei napoletani.
Greenpeace insieme a Lello Arena hanno chiesto di parlare con Bassolio ma non essendo presentato quello vero, tra gli attivisti spunta la sua maschera. Una maschera davvero somigliante, realizzata dall'artista Gianluca Venezia. Oltre ai rifiuti differenziati che poi sono stati portati via per lo smaltimento, Greenpeace ha presentato in Regione anche una serie di beni di consumo che potrebbero essere prodotti grazie al riciclo. Per questo, sui due striscioni srotolati era scritto: 'A munnezza nun è schifezza' e Riciclo = Salute, Ambiente, Lavoro.
Per una settimana Greenpeace ha fornito a un gruppo di cittadini quanto occorre per la raccolta differenziata domiciliare. Tutto è stato organizzato in pochi giorni –avvalendosi di consulenti locali (Achab Group) già operativi in Regione - per dimostrare che questa soluzione, oltre a essere concreta e sana, è conveniente, economica e veloce. Greenpeace ha consegnato a Bassolino una lettera con una serie di proposte e il video del progetto "Differenziamoci" organizzato e condotto in meno di 20 giorni.
I dati diffusi oggi, sull'esperimento di Greenpeace, sono importanti. In meno di una settimana è stato superato il 70 per cento di raccolta differenziata. Grazie a 50 famiglie in totale sono stati RACCOLTI 522,6 KG DI RIFIUTI, di cui:
- 140,4 Kg di INDIFFERENZIATO (27%)
- 112,3 Kg di CARTA E CARTONE (21%), utili a produrre un quintale di libri in carta riciclata
- 61,7 Kg di PLASTICA E LATTINE (12%), dalla plastica si ricavano 21 maglie in pile o 8 piumini in pile o 12 vaschette, dalle lattine 2 bici o 8 caffettiere o 2 monopattini.
- 158 Kg di UMIDO (30%), da cui deriverebbe 1 quintale di compost
- 50,2 Kg di VETRO (10%), da cui ricavare 200 bottiglie di vetro
Dove è stata avviata, la raccolta differenziata domiciliare ha dato risultati importanti nel giro di pochi mesi, mentre il commissariamento dura da quindici anni. Negli oltre cento Comuni campani virtuosi, il peso dei rifiuti si è ridotto dei 2/3. Separare l'umido ha diminuito molto l'impatto ambientale oltre alla puzza e alle emissioni di biogas.
In questo progetto Greenpeace non ha voluto sostituirsi a chi è chiamato a gestire i rifiuti, ma ha aiutato un gruppo di cittadini a differenziare la raccolta. Oltre la riduzione e separazione domiciliare dei rifiuti, è necessario avviare quanto prima la costruzione di impianti di compostaggio in tutta la Campania. Nell'immediato bisogna realizzare "allestimenti di emergenza" per il compostaggio: con un'area di 5000 mq è possibile organizzare in poche settimane linee di compostaggio per 5000 tonnellate l'anno, e servire fino a 50.000 abitanti.
Etichette: Ambiente, bassolino, campania, Greenpeace, lello arena, rifiuti
26 gennaio 2008
La nuova Oasi WWF Vasche di Maccarese
WWF rinnova il suo impegno contro la perdita e il degrado degli ambienti umidi con l'apertura di una nuova Oasi all’interno della Riserva Naturale Statale Litorale Romano.
Un’anteprima dedicata esclusivamente alla stampa per presentare la nuova Oasi WWF Vasche di Maccarese, nei pressi di Fiumicino. Grazie all’accordo siglato con la Proprietà, la Maccarese S.p.A., che prevede l’annessione della nuova zona umida alla già esistente Oasi WWF di Macchiagrande, le due aree costituiranno un’altra importante realtà per lo sviluppo sostenibile del territorio, nel rispetto delle necessità di tutela e conservazione della biodiversità.
Le Vasche, situate non lontano dall’abitato storico di Maccarese, sono occupate per la maggior parte da 5 invasi artificiali. Costruite nel 1970 a scopi venatori, vennero adibite, secondo un piano di riconversione produttiva, a complesso di vasche per la piscicoltura intensiva. Il successivo abbandono ha permesso il ricrearsi di un ambiente umido singolare che favorisce la presenza di numerosissime specie animali, in particolare uccelli acquatici migratori e non, anche rari, come il tarabuso e il tarabusino.
Nonostante la pressione dell’uomo che si è man mano concentrato nel tempo – dalle opere di bonifica all’urbanizzazione – Macchiagrande e le Vasche di Maccarese hanno mantenuto una variabilità ambientale e una ricchezza di biodiversità che ne fanno una roccaforte naturale della provincia romana, e il cuore della Riserva naturale del Litorale. I circa 310 ettari tutelati a Macchiagrande sono un mosaico di vari tasselli di ambienti diversi: partendo dal mare e dalle vaste distese di dune, lo sguardo si perde nella successione dei 200 ettari di vegetazione mediterranea, che si diversifica in tutte le sue tipologie più caratteristiche, dai residui di bosco mediterraneo, o tipico delle zone umide, ai prati incolti, Di grande valore forestale e vegetazionale in genere, è anche un sito importante per la fauna. Negli anni ha rappresentato un luogo di richiamo per molti visitatori e in particolare per i giovani delle scuole.
“Nel tempo le zone umide hanno subito una drastica diminuzione: in Italia, tra il 1938 e il 1984, abbiamo perso il 66% degli ambienti umidi. Nel mondo, circa il 26% delle aree umide sono state prosciugate per far posto all’agricoltura o interrate per lo sviluppo urbano. La perdita e il degrado degli ambienti umidi non si è mai fermato: ancora oggi, sono seriamente minacciate vaste aree di importanza nazionale e internazionale – dichiara Fulco Pratesi, Presidente Onorario del WWF Italia - Le zone umide italiane, in particolare, svolgono una fondamentale funzione di crocevia per i flussi migratori: se seguissimo il tragitto che compie un uccello migratore nel viaggio di ritorno dall’Africa, risalendo verso Nord, vedremmo che le principali zone umide utili al suo sostentamento sono situate, oltre che lungo le coste siciliane, sulla costa tirrenica dell’Italia centrale compresa tra il Lazio e la Toscana. Sebbene ricoprano solo il 6% circa della superficie terrestre, le zone umide sono tra gli ecosistemi più ricchi di biodiversità del Pianeta. Se quantificassimo “economicamente” la loro funzionalità, calcolando che gli ecosistemi nel loro insieme provvedono per 33 mila miliardi di dollari l’anno ai fabbisogni dell’uomo, potremmo verificare che circa il 26% di questi provengono dalle sole acque interne”.
Le zone umide provvedono a mantenere i livelli di falda, a controllare le inondazioni e i processi di erosione, al consolidamento delle rive, a trattenere i sedimenti e i nutrienti e a mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici. Sono fonte di sostentamento per le popolazioni locali e luoghi fondamentali per conservazione della biodiversità.
Etichette: Ambiente, Hotel Oasi Beach, vasche di maccarese, WWF
25 gennaio 2008
Le baleniere e i rifornimenti illegali in Antartide
Gli attivisti di Greenpeace hanno ostacolato il rifornimento di carburante dalla nave cisterna Oriental Bluebird alla nave macelleria giapponese Nisshin Maru. Si tratta di un'operazione illegale nelle acque antartiche per i rischi ambientali che essa comporta. Un gommone si è infiltrato tra le due navi rallentandone l'avvicinamento per il passaggio di carburante.
I membri dell'equipaggio dell'Esperanza hanno avvertito le baleniere giapponesi che la nave di Greenpeace e gli attivisti sui gommoni si trovavano dietro l'Oriental Bluebird per impedire le operazioni di rifornimento. Ma le due navi hanno continuato ad avvicinarsi, mentre uno dei gommoni rischiava di restare intrappolato.
Sakyo Noda, responsabile campagna Balene di Greenpeace Giappone, ha mandato un chiaro messaggio all'Oriental Bluebird: la nave cisterna deve lasciare subito le acque antartiche; il rifornimento è un'attività pericolosa che mette a rischio un ambiente incontaminato e protetto come l'Antartide. Proprio l'anno scorso la Nishin Maru ha subito un incendio mentre era in prossimità dell'Oriental Bluebird: non è escluso che fosse in corso un trasbordo tra le due navi.
La nave cisterna con bandiera panamense non è nemmeno ufficialmente registrata come parte della flotta baleniera e non dovrebbe essere lì. Il governo panamense - che si è schierato a difesa delle balene nell'IWC - si rende complice della loro mattanza, se permette all'Oriental Bluebird di rifornire la Nisshin Maru sotto la propria bandiera.
Etichette: Ambiente, animali, Animalismo, balene, Greenpeace
21 gennaio 2008
"Differenziamoci". A Napoli un sogno nei cassonetti
Parte oggi a Napoli il progetto di Greenpeace "Differenziamoci". Un esperimento condominiale di raccolta differenziata domiciliare. 50 famiglie e un solo obiettivo: dimostrare all'opinione pubblica internazionale che ai cittadini napoletani non manca né senso civico né disponibilità. L'unico problema è l'assenza della volontà politica e strategica di gestire i rifiuti in maniera efficiente e responsabile.
Il progetto "DIFFERENZIAMOCI" - che si avvale di consulenti locali (Achab Group) già operativi in Regione - ha uno scopo puramente dimostrativo e avrà una durata limitata a una settimana. A partire da oggi ogni famiglia raccoglierà i rifiuti prodotti in modo separato. I volontari di Greenpeace si occuperanno di pesarli per dimostrare come è possibile diminuire molto la quantità di rifiuto indifferenziato da smaltire, mentre carta, vetro, organico e plastica possono andare a riciclaggio.
Con la raccolta differenziata domiciliare si evitano tonnellate di rifiuti da bruciare negli inceneritori o da portare in discarica!
Greenpeace con questo progetto non vuole sostituirsi in alcun modo a chi dovrebbe gestire il ciclo dei rifiuti ma solo sostenere un gruppo di famiglie, volenterose ed estremamente disponibili a fare la differenziata, se si spiegano obiettivi e metodi per un'efficace raccolta.
In Campania – a pesare sull'emergenza rifiuti – c'è anche la presenza della criminalità organizzata che investe ormai da anni nel settore. Uno dei principali fattori di rischio ambientale dei rifiuti solidi urbani è dato dalla frazione organica putrescibile, che rappresenta una frazione di circa il 30-40 per cento in peso. Nel 2006 la Campania ha prodotto 90 mila tonnellate di umido raccolte in modo differenziato – pari a 35.000 tonnellate di compost - che sono state inviate in impianti fuori Regione.
Secondo le stime del Consorzio Italiano Compostatori, la Campania potrebbe intercettare circa mezzo milione di tonnellate di frazione organica da valorizzare in agricoltura come compost di qualità. Nel 2005, nella città metropolitana di Napoli – che produce circa la metà dei rifiuti urbani dell'intera regione - solo 4.000 tonnellate di umido venivano intercettate dalle raccolte differenziate (dato APAT), mentre l'area di Napoli ha una potenzialità di circa 250.000 tonnellate.
Le raccolte differenziate domiciliari arrivano a intercettare anche il 70 per cento dei rifiuti e - se si separa l'organico - la gestione della frazione rimanente ha un impatto ambientale assai ridotto. Pensare che la soluzione sia quella della discarica e dell'inceneritore è sbagliato. Bisogna spostare l'attenzione dalle scelte di smaltimento alle misure di prevenzione.
Greenpeace sostiene la strategia delle "Erre": Riduzione alla fonte, Riutilizzo/Riuso, Raccolta differenziata domiciliare, Riciclo/Recupero dei materiali.
Oggi in Campania non è in funzione neanche un impianto di compostaggio e l'umido deve essere inviato fuori regione - Veneto e Calabria - pagando di più. La soluzione è investire in impianti per trattare almeno mezzo milione di tonnellate di umido e produrre compost. Un compost di qualità che conviene ecologicamente e anche economicamente perché può essere venduto.
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4 gennaio 2008
Emergenza rifiuti in Campania, serve una terapia d'urto
Il WWF propone regole drastiche ma necessarie per fronteggiare l'emergenza. Tra pochi giorni si apre il maxi processo sulla gestione dei rifiuti in cui WWF sarà Parte civile.
Cosa è accaduto in questi 14 anni di gestione dei rifiuti in Campania, cosa c'è alla base dell’emergenza che sta sconquassando la regione? Molte risposte arriveranno dal primo processo sulla gestione politica centrale e regionale dell’emergenza rifiuti in Campania. Il maxi-processo si aprirà il 14 gennaio presso il Tribunale di Napoli, 28 gli imputati tra cui i massimi responsabili delle strutture di commissariamento dei rifiuti e delle imprese che hanno gestito i rifiuti in Campania negli ultimi anni. Le imputazioni riguardano prevalentemente reati contro la Pubblica Amministrazione (dalla truffa aggravata al falso ideologico, dall’abuso d’ufficio a gravi forme di inquinamento) e la fede pubblica, una fede ancor più tradita visto che la Campania è una delle regioni che produce meno rifiuti pro-capite in Italia (nel 2005 circa 485 kg, al livello delle regioni più virtuose come Veneto, Trentino Alto Adige).
“Quello di questi giorni è il frutto di una strategia dell’emergenza creata ad arte per arrivare a soluzioni estreme, quali l’incenerimento, soluzioni già ‘decise’ in partenza perché in grado di garantire l’ ’affare rifiuti’ - dichiara il WWF - In questi anni abbiamo assistito ad una totale mancanza di volontà di gestire l’intero ciclo dei rifiuti secondo regole che vengono applicate con successo in molte regioni e persino nella stessa Campania, come accade nel virtuoso Comune di San Michele di Serino, in Irpinia, che ha raggiunto il 70,5% di raccolta differenziata adottando il sistema porta a porta. Invece in questi anni i responsabili si sono fatti affascinare da soluzioni impiantistiche pesanti, come l’incenerimento, dimenticando quante cose si possono fare prima di incenerire per arrivare alla riduzione della quantità dei rifiuti da smaltire”.
Ma cosa si sarebbe dovuto fare, e non si è fatto, per non trovarsi con le montagne di spazzatura lungo le strade della Campania? Oltre alla raccolta porta a porta, che avrebbe potuto portare al riciclaggio di almeno il 60% dei materiali, sarebbe stato necessario attivare un mercato dei materiali riciclati attraverso gli acquisti pubblici (arredi urbani, etc.) e incentivare la realizzazione degli impianti di produzione di oggetti realizzati a partire da materiali riciclati. Queste iniziative previste dalla normativa nazionale ed europea, se affiancate progressivamente da provvedimenti per la prevenzione dei rifiuti avrebbe portato all’esigenza di smaltimento di quantità talmente ridotte da non costituire un problema e rendere facile la scelta tecnologica per lo smaltimento finale (discarica, incenerimento, trattamento biomeccanico, etc.).
In queste condizioni di emergenza serve comunque una terapia d’urto: quella che il WWF propone per l’immediato prevede anche un forte coinvolgimento della cittadinanza, giustamente preoccupata per la salute del proprio territorio ma che non trova risposte adeguate dalla macchina amministrativa. 6 proposte da applicare in forma straordinaria e immediata da parte del Prefetto di Napoli o del Sindaco (entrambe figure responsabili della salute
pubblica) che possono scongiurare il peggioramento di questa emergenza:
- Da subito applicare il divieto di utilizzare materiali non riciclabili per
almeno 3 mesi
- Da subito il divieto di utilizzare materiali monouso per almeno 3 mesi
- Da subito la divisione della parte secca-umida dei rifiuti, per utilizzare
al meglio la parte organica e semplificare il recupero dei materiali
- Da subito la raccolta porta a porta
- Da subito in funzione gli impianti di compostaggio pronti
- Da subito un piano straordinario di raccolta cartoni e imballaggi
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3 gennaio 2008
Concorso nazionale di architettura in Abruzzo
Il WWF, insieme con il Comune di Atri (TE), lanciano un concorso di idee di architettura per la sistemazione dell’area circostante il centro visite della Riserva naturale ed Oasi WWF dei Calanchi di Atri
Il tema del concorso sarà la progettazione di un percorso sensoriale aperto a tutti. I visitatori potranno così conoscere l’area protetta con i suoi odori, suoni e colori, immersi nel paesaggio selvaggio e impressionante delle formazioni calanchive circostanti. Al concorso di idee potranno partecipare architetti, ingegneri e forestali (o persone con relative lauree equipollenti). Al primo classificato il WWF corrisponderà un premio di 3500 euro, al secondo 1000 e al terzo 500. Inoltre sarà possibile assegnare al primo classificato la progettazione esecutiva dell’intervento, visto che sono già disponibili, grazie al finanziamento dell’Assessorato ai Parchi della Regione Abruzzo, altri 45000 euro per la realizzazione delle opere proposte.
Il bando del concorso, che è stato pubblicato sul sito del Comune di Atri lo scorso 13 dicembre, prevede la scadenza per la presentazione delle proposte progettuali entro 60 giorni dalla data di pubblicazione. Una giuria formata da esperti e dai gestori del WWF della Riserva sceglierà il progetto meritevole di essere realizzato, che si prevede di inaugurare entro la fine del 2008.
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Megattere "graziate" dal Giappone
Dalla Yushin Maru, nave da caccia della flotta giapponese, parte un primo arpione che ferisce una balena. Ma servono altri tre colpi di arpione per uccidere la balena ferita in fuga.
Il governo giapponese "concede la grazia" alle megattere - specie a rischio di estinzione - ma non rinuncia alla "condanna a morte" di circa mille balene nel Santuario dell'Oceano Antartico. Anche quest'anno la nave di Greenpeace "Esperanza" è partita all'inseguimento della flotta baleniera giapponese. Con i gommoni pronti a sfrecciare per salvare le balene dagli arpioni.
Tutto il mondo chiede al Giappone di fermare il massacro delle balene praticato con la scusa della ricerca scientifica. La ricerca scientifica giapponese è un vero scandalo: in anni di caccia non ha mai prodotto un dato utile. Gli scienziati non hanno bisogno di uccidere le balene per studiarle.
La carne di balena non ha mercato. Un sondaggio pubblicato in Giappone nel giugno 2006 dal Nippon Research Centre mostra che oltre due terzi dei giapponesi intervistati disapprova la caccia baleniera in Antartide e che il 95 per cento non mangia mai, o solo raramente, carne di balena. E' per questo che nei magazzini giapponesi sono ammassate circa 4.000 tonnellate di carne di balena invendute: hanno anche provato a usarla come mangime per cani!
La caccia baleniera mette a rischio l'attività del whale watching - la pacifica osservazione delle balene in mare - che ha un mercato mondiale di un miliardo di dollari l'anno. La gente ama osservare questi affascinanti animali da vivi. Di certo non fatti a pezzi dalle baleniere.
La nave Esperanza seguirà come un'ombra gli assassini di balene. Quest'anno a bordo ci sono tre attivisti italiani: Caterina Nitto (secondo ufficiale), Gianluca Morini (radio operatore), Simona Fausto (assistente cuoco).
Le balene valgono molto più da vive che da morte. Per questo Greenpeace ha lanciato una proposta per una rete di riserve marine che copra il 40 per cento dei mari del Pianeta, inclusa una proposta specifica nel Mediterraneo. Questa rete servirà a proteggere gli ecosistemi pelagici e quindi anche i cetacei.Che il governo giapponese abbia salvato 50 megattere è una vittoria per Greenpeace. La notizia che ora tutto il mondo aspetta è che nessun arpione colpisca mai più una balena.
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2 gennaio 2008
WWF in azione: in libertà l'ultima tartaruga dell'anno
Un'altra tartaruga marina, della specie Caretta Caretta, è stata rimessa in libertà nelle acque di Gioia Tauro. Recuperata anche una poiana ferita.
A conclusione di un anno che ha visto il WWF Calabria ancora una volta impegnato su tutti i fronti della tutela della Natura, un’altra Tartaruga marina della specie Caretta Caretta è stata rimessa in libertà, grazie alla ormai collaudata collaborazione tra il Corpo delle Capitanerie di Porto e la stessa associazione ambientalista.
Ma il WWF rivolge un plauso anche a quei pescatori di Gioia Tauro che, ritrovandosi l’esemplare nel sacco della rete, preoccupati per le conseguenze che la cattura accidentale avrebbe potuto arrecare all’animale protetto, hanno subito avvisato la Guardia Costiera gioiese che, a sua volta ha allertato il Veterinario di turno dell’ASL di Palmi, Domenico Lugara e lo stesso WWF.
Dopo il trasporto del rettile marino presso la Capitaneria di Porto di Vibo Valentia, la tartaruga è stata tenuta in osservazione per diverse ore in una delle vasche sempre pronte per questi casi di emergenza e nella mattina del 29, d’accordo con il responsabile del Progetto Tartarughe del WWF in Calabria, il Comandante Domenico Andrea Napoli disponeva il rilascio in mare dell’esemplare mediante l’impiego della Motovedetta CP 808 al comando del Maresciallo Vito Milidoni.
Durante la permanenza in vasca la tartaruga aveva infatti reagito bene, dando segni di vitalità e di buone condizioni di salute, per cui, nonostante il freddo e il forte vento di levante che hanno reso difficoltosa tutta l’operazione, l'animale (un robusto esemplare di 61 cm di carapace, pesante una quarantina di chili), dopo essere stata marcata con due targhette di riconoscimento, è stata rilasciata a circa due miglia al largo, immergendosi subito tra la soddisfazione generale di quanti, tra Guardia Costiera e WWF, avevano reso possibile questo piccolo segno di amore verso il mare: niente di meglio per farsi gli auguri di fine anno.
Infine l’ultima domenica del 2007 ha visto impegnato il WWF nel recupero di una Poiana ferita, che era stata rinvenuta in un agrumeto da Domenico Russo e Francesco Librandi e da questi subito consegnata ai Carabinieri di Vibo Marina. Grazie all’ennesimo intervento del WWF il rapace protetto sarà ricoverato presso il Centro di Recupero della Provincia di Catanzaro.
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21 dicembre 2007
Greenpeace: le più belle immagini di un anno in azione
Un appuntamento immancabile: le più belle immagini di Greenpeace Italia ripercorrono l'anno 2007. Una galleria di persone, attivisti, incontri, manifestazioni creative, azioni rischiose e battaglie per proteggere il Pianeta e la salute di tutti noi. Dai gommoni contro le carboniere, agli striscioni su Prodi, la lotta alla pesca illegale, i giocattoli tossici, le baleniere e gli Ogm.
Link correlati:
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Le principali azioni di Greenpeace nel 2007
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18 dicembre 2007
Eroi dei videogiochi contro gli agenti tossici
Greenpeace lancia sul web il video "Clash of the Consoles: Battle for the Future". Un video di 90 secondi con i tre eroi, "Master Chief" di Microsoft, "Mario" di Nintendo e "Kratos" di Sony, che competono per il prezzo di una consolle più verde.
Greenpeace arruola tre eroi dei videogiochi per chiedere ai giganti dell'elettronica - Sony, Microsoft e Nintendo – di eliminare le sostanze pericolose dai loro prodotti. Master Chief, Mario e Kratos lotteranno alla conquista di un futuro libero da composti chimici tossici. Greenpeace invita i fan dei videogiochi a unirsi alla nuova sfida per consolle più verdi.
Il settore delle consolle è cresciuto del 15 per cento nel 2006, registrando una vendita di ben 62,7 milioni di unità con un fatturato annuo di 21 miliardi di euro. Nintendo, Sony e Microsoft dominano il mercato rispettivamente con quote di mercato del 42, 40 e 18 per cento. Anche se questi prodotti includono componenti comuni ai PC - ma con livelli più bassi di inquinanti - i produttori non hanno raggiunto alcun progresso riguardo alla riduzione del carico tossico dei loro prodotti.
Alcuni giorni fa Greenpeace ha lanciato sul web il video "Clash of the Consoles: Battle for the Future". È un video indirizzato agli amanti dei videogiochi dove Master Chief di Microsoft, Mario di Nintendo e Kratos di Sony competono per il prezzo di una consolle più verde. Nel sito i fan possono comparare le rispettive console in merito a contenuto tossico, riciclaggio ed efficienza energetica, oltre che sostenere quella preferita per spingerla a diventare verde.
Questa iniziativa è parte della campagna di Greenpeace volta a spingere l'intero settore dell'elettronica ad andare oltre l'attuale legislazione ed eliminare le sostanze pericolose contenute nei propri prodotti. Grazie all'Ecoguida ai prodotti elettronici, produttori di cellulari e computer hanno già fatto passi avanti a riguardo.
In testa alla lista di Greenpeace ci sono i ritardanti di fiamma bromurati e la plastica in PVC, il cui impiego negli articoli di consumo può portare a un loro accumulo nell’ambiente e nei tessuti animali. I lavoratori impiegati negli impianti di produzione, o in quelli di riciclo, potrebbero essere i soggetti più a rischio.
In paesi come Cina e India i bambini sono impiegati presso i cantieri di demolizione per smantellare a mani nude prodotti elettronici usati nei paesi ricchi. E i fan delle consolle non devono permettere che persone della loro stessa età ma di altri paesi possano soffrire per il loro intrattenimento.
Link correlati:
Clash of the Consoles
Ecoguida ai prodotti elettronici
Greenpeace Italia
Scrivi ai produttori per chiedere consolle più verdi: Microsoft - Nintendo - Sony
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