29 novembre 2007

Conigli allevati e uccisi senza regole


900 milioni di conigli ogni anno nel mondo, di cui 350 milioni nell’Unione Europea e quasi altrettanti in Cina, sono allevati e uccisi senza alcuna regola e senza alcuna protezione nella maggior parte dei paesi, per il mercato della pellicceria e della carne. L’allevamento e l’uccisione di questi animali è particolarmente brutale, come prova un video-shock reso pubblico oggi dalla LAV e prodotto dall’associazione portoghese Animal: negli allevamenti intensivi i conigli sono reclusi in minuscole e sudice gabbie di metallo, circondati dai loro escrementi, senza possibilità di compiere movimenti e attività naturali come scavare e preparare la tana; subiscono un tasso molto elevato di infortuni e malformazioni, e il tasso di mortalità raggiunge il 25%. Terminato il periodo di allevamento, vengono letteralmente gettati e ammassati in modo brutale in casse di plastica per essere trasportati verso il mattatoio dove li attende una morte orribile che non prevede alcun sistema di stordimento efficace: qui ricevono fortissimi colpi di cinghia, che non sempre li tramortisce, subiscono lo sgozzamento e molti continuano a contorcersi quando vengono appesi per le zampe, a testa in giù, per poi separare meccanicamente la pelliccia dal corpo, che sarà spesso - ma non sempre - destinato al consumo alimentare.

Il coniglio è l’animale maggiormente utilizzato nel campo della pellicceria, in particolare come bordatura di capi d’abbigliamento (colli, cappucci, maniche, ecc.) e accessori: la sua pelliccia non è un semplice sottoprodotto della carne, infatti alcune razze di coniglio sono state selezionate geneticamente proprio per sfruttare economicamente le proprietà del pelo, come nel caso del coniglio cincillà Rex (il cui pelo è molto simile al pregiato cincillà, ma è meno costoso) e del coniglio Orylag, allevato esclusivamente in Francia enon sono allevati in nessuna parte del mondo e la cui commercializzazione è sottoposta a procedure di certificazione e numerazione della singola pelle.

“La LAV intende far conoscere al vasto pubblico queste pratiche di allevamento e di uccisione particolarmente cruente: ogni volta che un consumatore acquista abbigliamento con inserti in pelliccia contribuisce, a volte senza essere del tutto consapevole delle violenze inflitte agli animali, a sviluppare questa industria della sofferenza - dichiara Roberto Bennati, vicepresidente della LAV - Chiediamo l’emanazione di norme per la protezione di questi animali: l’allevamento dei conigli, infatti, non è disciplinato da nessuna alcuna norma comunitaria o nazionale specifica permettendo così abusi e il mancato rispetto delle esigenze etologiche dei conigli. Esistono delle norme generali - la direttiva 98/58 CEE, recepita in Italia con Decreto legislativo 146/2001 - applicabili anche a questi allevamenti, che tuttavia non hanno portata tale da incidere efficacemente sulle condizioni di vita degli animalidei conigli in allevamento. L’intervento da parte dei legislatori comunitari e nazionali su questa materia è una priorità: chiediamo una forte e convinta mobilitazione, come quella che ha portato all’approvazione, il 26 novembre scorso, del Regolamento UE che vieta l’importazione e il commercio di pelli di cani e gatti su tutto il territorio dell’Unione Europea.”

Più del 76% della produzione totale di pelli di coniglio nell’UE è realizzata in Italia, Spagna e Francia, e l’allevamento di tipo famigliare è ancora diffuso. L’Italia alleva ogni anno oltre 90 milioni di conigli, di esemplari, ed è il principale paese UE importatore di pelli da pellicceria, segno di una spiccata vocazione per l’attività di trasformazione: importa il 47 % delle pelli importate nell’intera UE e ne esporta circa l’11%. La Spagna è il maggiore produttore europeo ed esporta il 69% delle pelli esportate dall’UE. Germania e Francia esportano pelli di coniglio di qualità elevata e ad alto prezzo, mentre la Spagna è il maggiore esportatore di pelli di qualità inferiore, spesso sottoprodotto dell’industria della carne.

Sempre più forte l’interscambio tra il mercato UE della pellicceria e quello cinese: dal 1999 il volume delle esportazioni di pelli di conigli dall’a UE alla Cina è cresciuto a dismisura passando da meno di 2 milioni di pelli a oltre più di 14 milioni di pelli nel 2006, segno che la Cina oltre ad essere paese produttore di animali allevati in condizioni drammatiche, ha anche il primato negativo della maggiore produzione di capi d’abbigliamento con inserti in pelliccia. In Cina si utilizzano su vasta scala pelli di coniglio di qualità inferiore, con un valore che può arrivare anche a meno di 1 euro a pelle per gli articoli d’abbigliamento da esportare.
L' Unione Europea tuttavia, in particolare l'Italia, importa dalla Cina un gran numero di pelli pregiate di coniglio (prezzo medio all’ingrosso superiore a 8 euro), provenienti da animali allevati esclusivamente per la loro pelliccia. o per il loro pelo.

L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha effettuato un studio relativo “all’incidenza degli attuali sistemi di stabulazione e di gestione sulla salute e sul benessere dei conigli domestici d’allevamento”, dal quale emergono con grande chiarezza una serie di i problemi per il benessere degli animali: “In particolare, il gruppo di esperti scientifici nota con preoccupazione, che la mortalità e morbilità dei conigli allevati sembra notevolmente più elevata rispetto alle altre specie allevate, soprattutto a causa di infezioni enteriche e respiratorie e a problemi riproduttivi. Il gruppo, inoltre, è conscio del fatto che la presenza di aggressività tra i conigli in allevamento impedisce loro di sviluppare relazioni sociali che si potrebbero sviluppare in altre situazioni.”

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