26 novembre 2007

No al carbone: secondo round, a Civitavecchia


Attivisti di Greenpeace in azione a Civitavecchia per protestare contro Enel e dire NO al carbone come fonte energetica.

Greenpeace entra in azione alla centrale Torre Valdaliga Nord di Civitavecchia. Sono otto i climber arrampicati su una gru del cantiere, con un enorme striscione per denunciare la riconversione a carbone dell'impianto, che allontana l'Italia dagli obiettivi di Kyoto. Gli operai contestano Greenpeace. Ma l'azione continua.

Gli attivisti di Greenpeace non dormono mai. O, quanto meno, sono abituati alle levatacce: venerdì scorso in dieci sono scattati all'alba per consegnare sacchi di carbone al Governatore della Sardegna Soru, contestando la politica energetica sarda che investe sul carbone e soffoca l'eolico. A poche ore di distanza, cambia lo scenario, ma gli obiettivi - e le tempistiche - sono gli stessi: otto climber sono saliti questa mattina all'alba su una delle gru del cantiere della centrale Torre Valdaliga Nord per protestare contro la riconversione a carbone dell'impianto, di proprietà dell'Enel.

Per fermare la protesta, Enel ha messo in pericolo la vita di una nostra attivista, Magdalena, facendo muovere la gru proprio mentre la ragazza si arrampicava. Magdalena è arrivata dalla Polonia per partecipare a questa azione.

La centrale di Civitavecchia dovrebbe entrare in funzione entro il 2008 ed emetterà oltre 10 milioni di tonnellate di CO2 che si aggiungono all'attuale quantità da ridurre per raggiungere gli obiettivi di Kyoto, oggi stimata in 103 milioni di tonnellate.

L'Italia si troverà al 2012 emissioni in eccesso per circa 50 milioni di tonnellate di CO2 rispetto all'obiettivo di Kyoto. A pochi giorni dall'appuntamento di Bali che apre le trattative per impegni ancora più stringenti, in Italia manca ancora una strategia adeguata e coerente per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.

Occorre fare immediatamente marcia indietro sul carbone, a Civitavecchia, come in Sardegna. E puntare sulle rinnovabili. Serve inoltre un vero e proprio Piano Marshall per l'efficienza energetica che preveda l'introduzione di standard minimi di efficienza in tutti i settori, ad esempio con la messa al bando delle lampadine a incandescenza.

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